Dai filari della Bassa ai grandi yacht: il pioppo diventa compensato hi-tech

Sabbioneta, l’esperienza di Panguaneta: produzione a chilometro zero

La famiglia Sopra

La famiglia Sopra

Sabbioneta (Mantova), 29 ottobre 2017 - Sviluppo e ambiente. Nelle campagne del Mantovano, all’ombra delle mura gonzaghesche di Sabbioneta, il connubio diventa realtà. Fra i filari della Bassa, nello stabilimento della Panguaneta, la produzione di compensati e multistrato in pioppo è una tradizione decennale. Ma l’investimento sull’ambiente e sull’uso di fonti rinnovabili per la materia prima è ormai il fattore trainante per conquistare i mercati e creare occupazione. Perché è proprio dalle piante coltivate lungo le pianure che si affacciano sul Po che l’azienda trae il legno da lavorare. «Da dieci anni stiamo investendo per rinnovare il processo produttivo, migliorando la qualità e la tutela ambientale – dice Nicoletta Azzi, amministratore delegato della società, che prende il nome dall’antico paese da cui gli abitanti, assediati dalle piene del Grande Fiume, si mossero per fondare Sabbioneta –. La nostra è un’azienda familiare, giunta alla terza generazione, che dal 1960 produce pannelli di compensato di pioppo». Eppure, dall’epoca della fondazione molto è cambiato. «Stiamo creando nuovi impianti per la lavorazione degli alberi coltivati lungo il Po. Da qui il nostro legame con il territorio – prosegue Azzi –. I nostri prodotti finiscono nelle migliori realizzazioni dell’automotive e della nautica. Controlliamo tutta la filiera fino ad arrivare alla certificazione finale. Nei nostri impianti entrano quasi solo pioppi italiani a filiera corta».

E l'innovazione riguarda anche il prodotto in sé: si sviluppano pannelli che sono sotto i limiti di legge per le emissioni di formaldeide, al punto che «quello che esce dalla nostra fabbrica è in cima alla classifica per i materiali da costruzione». Forte il posizionamento all’estero. «Noi esportiamo dagli anni Settanta – continua Azzi –. Il mercato di riferimento era la Germania, oggi l’Europa. Della nostra produzione solo il 10 per cento resta in Italia. E ora ci espandiamo anche negli Stati Uniti, ma anche in Nuova Zelanda e Corea». Così, possono sorridere anche le prospettive di occupazione. «Oggi l’azienda ha duecento addetti diretti e cento nell’indotto, per un fatturato previsto nel 2017 di 70 milioni di euro. In questo progetto di sviluppo rientra ovviamente un aumento dei livelli occupazionali in tutta la filiera. Nel prossimi due o tre anni prevediamo, infatti, di incrementare di trenta persone il nostro organico e altre si aggiungeranno nelle aziende che lavorano con noi». In vista, la ricerca di operai specializzati e manutentori.