Morti petrolchimico Mantova, la Cassazione dispone un nuovo processo

Apello bis per i nove manager della Montedison condannati per omicidio colposo. Da ricalcolare alcuni indennizzi in favore dei familiari

Il petrolchimico di Mantova

Il petrolchimico di Mantova

Mantova, 15 novembre 2017 - Ci sarà un nuovo processo davanti alla Corte di Appello di Brescia - che dunque per la seconda volta si occuperà di questa vicenda - per la morte di undici operai del petrolchimico di Mantova, deceduti in seguito a mesotelioma della pleura e leucemie, una vicenda per la quale nove manager della Montedison erano stati condannati per omicidio colposo. A disporre un nuovo dibattimento è stata la Quarta sezione penale della Cassazione che si occupa di infortuni e decessi legati all'ambiente di lavoro.

È stato respinto il ricorso del pg di Brescia che chiedeva pene più pesanti per gli imputati che in Appello, conclusosi il cinque febbraio 2016, avevano ottenuto il dimezzamento delle condanne grazie ad alcune prescrizioni. I supremi giudici hanno annullato per prescrizione anche alcune condanne per omicidio colposo, quelle per la morte degli operai Sergio C. e Severino C.: da rideterminare i risarcimenti. La Corte di Brescia dovrà non solo verificare nuovamente il nesso tra i decessi e la responsabilità specifica dei singoli manager e amministratori del petrolchimico di Via Taliercio, ma anche ricalcolare gli indennizzi in favore dei familiari. Per due decessi, quelli di Mario B. e di Francesco N., le condanne e i relativi risarcimenti in favore dei familiari e delle altre parti civili come l'Inail, il Comune di Mantova e Medicina Democratica, sono stati confermati e quindi l'appello bis non riaprirà completamente questa drammatica vicenda nata da indagini che hanno riguardato la morte di ben 73 lavoratori che hanno prestato servizio nello stabilimento mantovano.

Tra circa un mese, saranno depositate le motivazioni della Cassazione, scritte dal consigliere Salvatore Dovere. Per l'appello bis non ci sarà molto tempo: il ruolo di udienza della Suprema Corte indicava che la prescrizione era già maturata lo scorso 10 giugno. Evidentemente dei "congelamenti" di fase hanno salvato la maggior parte del procedimento. I diritti agli indennizzi però dovrebbero essere salvi anche in caso di prescrizione se le responsabilità verranno nuovamente accertate o meglio approfondite. Solo la lettura delle motivazioni consentirà di capire quanto sarà ampio l'appello bis.