La mano dei piromani sul Mincio. Brucia l’oasi, strage di specie protette

Mantova, torna l’incubo del 2015. Stavolta nel mese della riproduzione

Oasi bruciata

Oasi bruciata

mantova, 4 giugno 2017 - I piromani della palude sono tornati in azione. Per ignoranza, stupidità, disprezzo del proprio territorio, hanno colpito ancora una volta - dopo due anni di tregua - una delle oasi naturalistiche più preziose sulle rive del Mincio, quella delle Valli, un insieme di cannetti e zone umide che ogni anno accoglie centinaia di specie di uccelli migratori. Oltre a essere, e non è certo un fatto trascurabile, una delle principali attrazioni dei turisti che visitano la capitale dei Gonzaga.

È accaduto’altra notte, quella del 2 giugno festa della Repubblica, nel comune di Rivalta sul Mincio, affacciato sulla sponda del fiume, in un’area palustre di canali e cannetti, spesso solcata dalle barche pescatori che portano in giro migliaia di appassionati della natura. Proprio lì qualcuno, probabilmente su un barchino, ha dato fuoco in più punti al canneto. In pochi minuti un vasto fronte di fumo e fiamme si è sviluppato lungo la riva, lambendo un bosco e anche alcune abitazioni.

È impossibile per il momento calcolare i danni provocati dai piromani. I vigili del fuoco e le guardia volontarie del Parco del Mincio in nottata hanno circoscritto l’incendio e lo hanno in parte domato. Ieri mattina però le fiamme hanno ripreso vigore ed è stato necessario l’intervento di un elicottero del servizio incendi boschivi della Regione, volato da Bergamo a Mantova.

Sull'area colpita sono stati effettuati 45 lanci di 500 metri cubi d’acqua ciascuno e solo così è stato possibile vincere la furia del fuoco. Difficile quantificare gli ettari di territorio intaccati: si parla di 10 ma potrebbero arrivare anche a 15. Su di essi in questo periodo fanno il nido quasi tutte le 200 specie d’uccelli che frequentano l’oasi naturalistica (che è sotto protezione europea): le più note sono l’airone rosso, il falco di palude, lo svasso maggiore, le gallinelle, le folaghe, anatre di ogni tipo e cigni reali. Tra i loro piccoli c’è stata sicuramente una strage.

Una strage provocata dall’uomo, ma perché? Un tempo la zona viveva dell’economia del canneto e ogni anno dopo il raccolto le stoppie venivano bruciate. Era il cosiddetto ‘debbio’, scomparso quando i contadini avevano smesso di coltivare la canna per motivi economici. Qualcuno però ancora si ostina a ripetere, maldestramente, la tradizione, senza un vantaggio pratico ma con pervicacia, visto che anche due anni fa erano scoppiati una serie di roghi dolosi. Ma se una volta l’incendio veniva provocato d’inverno, per evitare danni alla fauna, e nel 2015 era marzo quando i piromani della palude avevano deciso di colpire, stavolta il rogo avvenuto a giugno, nel periodo peggiore, perché coincide con la riproduzione. «Speriamo che questi delinquenti paghino - dice il presidente del Parco del Mincio Maurizio Pellizzer - Hanno violato le leggi penali italiane e quelle europee. E proprio il 2 Giugno, che dovrebbe essere una festa della legalità, è stato trasformato da qualcuno in un momento di inciviltà».

L’ente guidato da Pellizzer alla riapertura degli uffici presenterà denuncia alla Procura della Repubblica, sulla base dei referti stilati dai carabinieri sin dall’altra notte. Ma non sarà facile dare un volto agli scriteriati piromani delle valli: il Parco, per colpirli almeno nell’immagine, ha lanciato l’hashtag #IlFuocoCiUccide, invitando i fotoamatori a mandare immagini dei piccoli nell’oasi naturale. In pochi minuti l’invito ha avuto oltre mille visualizzazioni.