Papa Francesco e don Primo Mazzolari: a Bozzolo l'omaggio di Bergoglio al prete "scomodo"

Il processo di beatificazione partirà a settembre

Papa Francesco a Bozzolo

Papa Francesco a Bozzolo

Bozzolo (Mantova), 21 giugno 2017 - L'annuncio lo dà il vescovo Antonio Napolioni nel suo benvenuto a papa Francesco: il 18 settembre si aprirà il processo per la beatificazione del servo di Dio don Primo Mazzolari. Se l’esito sarà positivo, verrà dichiarato venerabile e a Roma si avvierà la causa per la proclamazione a beato. All’annuncio applaudono in tremila. Per tutti il parroco di Bozzolo, il prete degli ultimi, della centralità dei poveri nella Chiesa, santo lo è già. Lo è certamente per uno dei testimoni della sua vita, dei momenti gioiosi come degli anni aspri dell’ostilità delle gerarchie ecclesiastiche, dei fulmini ripetuti del Sant’Uffizio, fino ai momenti drammatici del distacco dalla vita: è monsignor Alberto Franzini, parroco di Santa Maria Assunta, cattedrale di Cremona.«Era il 5 aprile del ’59. Avevo 12 anni, ero il suo chierichetto. Non celebrava lui ma il vicario. Servivo messa, quella delle 11. Ha tenuto l’omelia, che come sempre veniva registrata dalla sacrestia con il Geloso. La chiesa era gremita. Stava parlando da cinque o sei minuti. Si è portato le mani alla testa. Era stato colpito dall’ictus. Ha tentato di proseguire, non ci riusciva, si è trascinato fino alla sacrestia. Se due o tre uomini non l’avessero sostenuto, si sarebbe accasciato. Il medico lo ha fatto ricoverare al San Camillo di Cremona. È morto il giorno 12. Da domenica a domenica».

Anche al ragazzo Alberto arriva qualcosa della diffidenza dei vertici nei confronti di quel parroco “scomodo”. Anni dopo, giovane seminarista, la tocca con mano. «Mia mamma me lo diceva: “Don Primo non è ben visto dai capi religiosi”. Non capivo, le chiedevo perché. “Perché secondo loro ha delle idee che non vanno bene”. Quando nel ‘61 sono entrato nel seminario di Cremona, il vice rettore mi ha sequestrato i suoi libri. Me li hanno ridati 10 anni dopo, alla vigilia della mia ordinazione. Almeno ufficialmente. Il realtà il rettore, monsignor Balossi, me li aveva ridati già da un paio d’anni perché dovevo preparare il saggio». I ricordi fluiscono, nitidi, copiosi. Don Primo finto burbero, in realtà bambino fra i bambini. Don Primo e la politica. «La sua critica al comunismo e all’antropologia marxista fu sempre dura. A Bruno Miglioli, ex organizzatore sindacale cattolico, ex deputato del Partito popolare, che era approdato a una stretta collaborazione con il Partito comunista, disse: “Solo la visione cristiana va in profondità, la vostra no”. Nelle decisive elezioni politiche del ‘48 tenne dei comizi per la Democrazia cristiana. Piazzava un carro in piazza e faceva il comizio. Nel ‘49, anno della scomunica ai comunisti, scrisse: “Combatto il comunismo, ma amo i comunisti”. Il titolo di un suo articolo ammoniva i parlamentari: Deputati e senatori vi hanno fatto i poveri».

C'è anche un cugino di don Primo, Ferdinando Mazzolari. È confuso fra la folla che scandisce “Francesco, Francesco”. Nella canonica, Bergoglio “incontra” Mazzolari. Don Bruno Bignami, presidente della Fondazione, e Giorgio Vecchio, presidente del comitato scientifico, offrono il volume dei discorsi, la traduzione in cinese di “Tu non uccidere”, “La carità è sempre un po’ eccessiva”, un’omelia sul Primo Maggio e quella, celebre, “Nostro fratello Giuda”. Alle 10.25 Papa Bergoglio riappare sul sagrato. «Vi ringrazio di questa accoglienza tanto calorosa. Vi chiedo una cosa: pregate per me perché io possa servire il Signore e la Chiesa come il Signore vuole che io faccia». L’Ave Maria. La benedizione. Il congedo: «Grazie tante e buona giornata».Monsignor Franzini pare rimanere un po’ discosto. «Il papa l’ho conosciuto di persona», spiega. E forse ha iniziato a conoscerlo tanti anni fa. Anche se non si chiamava Jorge Mario Bergoglio ma Primo Mazzolari.