Addio manicomio giudiziario? Macché, ha raddoppiato i detenuti

Erano 120 gli ospiti in cura nella struttura, ora gli addetti devono occuparsi di 200 persone. Il garante: "Castiglione cancellato solo sulla carta" di Mario Consani

L'ospedale psichiatrico giudiziario di Castiglione delle Stiviere (Fotolive)

L'ospedale psichiatrico giudiziario di Castiglione delle Stiviere (Fotolive)

Mantova, 31 luglio 2015 - L'ex ospedale psichiatrico giudiziario (opg) sta scoppiando. Erano 120 gli ospiti in cura nella struttura di Castiglione delle Stiviere, nel Mantovano, anche quando la chiamavano sbrigativamente manicomio giudiziario. Ora che l’opg sulla carta non esiste più, gli addetti devono occuparsi però di oltre 200 persone.

In qualche caso più lager che luoghi di cura, spesso buchi neri dove esseri umani restavano anche decine d’anni senza ragioni mediche o giudiziarie, tre anni fa i manicomi criminali italiani sono stati finalmente chiusi per legge. Al loro posto stanno nascendo le “rems”, residenze per l’esecuzione di misure di sicurezza previste nelle diverse regioni ma con capienze più ridotte, massimo venti posti, e gestione tutta sanitaria (salvo la rete di sicurezza, ovviamente). Il problema è che, nonostante siano passati più di tre anni e un paio di proroghe nelle scadenze, molte rems per ora esistono solo sulla carta.

«Così da tutte le regioni arrivano ogni giorno a Castiglione nuovi pazienti mandati dal Dap, il dipartimento dell’amministrazione penitenziaria. E la struttura ormai scoppia. Non è possibile continuare così», denuncia il Garante per i diritti dei detenuti della Lombardia, Donato Giordano.

Fra l’altro, il costante sovraffollamente impedisce che nell’ex oppg, da sempre all’avanguardia per la sua gestione tutta sanitaria, vengano realizzate ora concretamente le 6 rems previste dal progetto e per le quali sono già stati stanziati i relativi finanziamenti dalla Regione. «È vero che i posti 120 erano nel vecchio opg e 120 saranno complessivamente anche nelle sei nuove strutture», chiarisce il Garante. «Ma le dimensioni ridotte consentiranno un miglioramento notevole nelle condizioni di vita dei pazienti. Però è evidente che finché gli ospiti continuano ad aumentare, i lavori non possono cominciare».

A Castiglione manca la prospettiva. «In molte regioni le rems sono ancora di là da venire - lamenta Giordano - e poi la legge che le ha istituite parla di venti posti come capienza massima, ma non indica la minima. Così in Alto Adige, per esempio, hanno aperto una struttura con due soli letti». Che certo non potrà ospitare pazienti non residenti in caso di necessità, come invece sta facendo ora la Lombardia.