Commerciante ucciso a Mantova, un indagato

Indagini in corso

I carabinieri sul luogo dell'omicidio

I carabinieri sul luogo dell'omicidio

mantova, 25 gennaio 2018 - Una notte di perquisizioni ancora non chiarisce i contorni dell'omicidio del ponte. Ma apre comunque uno spiraglio a chi conduce l'inchiesta sulla tragica fine di Sandro Tallarico, il commerciante mantovano ammazzato poco più di una settimana fa sulla ciclopedonale che corre appunto lungo il ponte di San Giorgio. In scena a sorpresa entra un indagato, che per ora non ha né nome né volto, ma dal quale parte una pista importante tra quelle imboccate. Il sospetto è di omicidio? Carabinieri e procura non rispondono sul punto, e c'è chi getta acqua sul fuoco. Senza un atto formale non si può procedere a perquisizioni domiciliari, è la spiegazione. Come dire che per seguire ogni possibile traccia l'iscrizione nel registro degli indagati è indispensabile, ma non è detto che con essa il caso sia come risolto.

Anzi, passata una notte di intenso lavoro istruttorio, restano ancora aperti anche gli altri spunti d'indagine: la situazione economica del commerciante, per esempio, o il suo recente impegno anticriminalità a Roverbella, il paese dove risiedeva con la famiglia, oppure uno sfondo passionale. Tutti possibili moventi, come quello che richiama il lontano passato politico di Sandro Tallarico, in particolare i suoi trascorsi nella destra radicale che lo avevano portato ad avvicinarsi ad ambienti coinvolti persino nell'inchiesta sulla strage di Brescia. All'epoca di piazza della Loggia (1974) il commerciante 57enne era un adolescente. Ciò non esclude che in seguito avesse avuto contatti con esponenti neofascisti finiti successivamente nelle varie inchieste sulle bombe a Brescia. Nelle ore successive all'omicidio del 17 gennaio, era partito proprio dalla famiglia della vittima il collegamento con quei vecchi fatti (definiti dalla Procura 'il trapassato storico' della vicenda). In questa settimana di indagini non si è trascurata ovviamente anche quella possibilità. Non è ancora stata trovata, intanto, l'arma del delitto, probabilmente una pistola a tamburo, che i sommozzatori hanno cercato per giorni nella zona del ponte di San Giorgio: speravano che l'assassino se ne fosse liberato gettandola nell'acqua del lago, ma non sono stati fortunati.

E mentre gli investigatori lavoravano, nella città sotto choc si rincorrevano le voci sul perché dell'omicidio. E spuntavano le testimonianze anonime di qualche amico di Tallarico, che lo descriveva come preoccupato per qualcosa o per qualcuno che era tornato in circolazione. Che il commerciante non fosse tranquillo lo prova il fatto che portava con sé un coltello a serramanico. Lo hanno trovato a terra sul ponte, vicino al suo corpo: forse lo aveva estratto per tentare un'ultima, inutile difesa.