La ex Burgo riaccende il futuro: così nasce la super cartiera d’Europa

Un nuovo macchinario permetterà di produrre imballaggi ed elettricità

L’arrivo delle sezioni della nuova linea produttiva della cartiera

L’arrivo delle sezioni della nuova linea produttiva della cartiera

Mantova, 22 gennaio 2017 - Ferma per anni dopo il crollo del mercato della carta, poi svuotata pezzo per pezzo delle vecchie attrezzature, e ora di nuovo in grado di accogliere una supertecnologica linea produttiva. La "fabbrica sospesa" realizzata da Pier Luigi Nervi sulle rive de lago di Mantova, sembra avere sette vite. L’ex Burgo non si è ancora rimessa in moto, e sulla sua ‘riaccensione’ pende la decisione del Tar di Brescia sul ricorso a più firme per ottenere la valutazione di impatto ambientale dell’impianto. Ma tutto ciò non sembra preoccupare i nuovi proprietari della cartiera, la Pro-Gest che fa capo al gruppo cartario veneto di Bruno Zago, che segue passo passo il piano di ristrutturazione della fabbrica. L’ultimo passaggio è l’arrivo dalla Finlandia di una quarantina di container nei quali è stata stipata la nuova macchina per la produzione di ondulati per imballaggi.

È una enorme scatola di montaggio quella destinata all’impianto mantovano: una volta allestita, la macchina – ribattezzata Mantova 1 – misurerà 7,6 metri di larghezza e sarà in grado di sfornare 550mila tonnellate di prodotto l’anno, collocando lo stabilimento ai primi posti in ordine di grandezza in Italia e in Europa. Il macchinario è prodotto dalla finlandese Valmet, industria specializzata del settore cartario. Per imparare a usarlo e a manutenerlo, presto dall’Italia partiranno a turno squadre di tecnici della Pro-Gest diretti a Tampere, dove si trova la sede dell’azienda finnica. Qui seguiranno corsi specialistici per prendere dimestichezza con l’impianto. ‘Mantova 1’ dovrebbe essere pronta a funzionare già da questa estate. Fa parte di un progetto del valore di 75 milioni di euro guidato dalla capofila del gruppo Zago, la società Cartiere Villa Lagarina.

Le incertezze che lo riguardano sono tutte di natura ecologico-ambientale, in particolare legate alla produzione di energia elettrica attraverso la combustione di parte degli scarti di lavorazione. L’allarme per le eventuali ricadute di inquinanti sul territorio ha indotto il Comune, il Parco del Mincio e i comitati di residenti nelle zone attorno all’ex Burgo a fare ricorso per ottenere la valutazione di impatto ambientale. Ora si tratta di attendere il verdetto dei giudici amministrativi, dal quale dipenderà il futuro del capolavoro architettonico affacciato sullo skyline dei Gonzaga.