Bimbi uccisi, lutto e silenzio a Suzzara: una famiglia distrutta, comunità sotto choc

Nessuno si aspettava un gesto simile da Antonella

I carabinieri mettono i sigilli all’abitazione

I carabinieri mettono i sigilli all’abitazione

Suzzara (Mantova), 9 dicembre 2017 - Nel giardino ghiacciato ci sono ancora i giochi dei bambini: un pallone, una seggiolina rossa. Ma nella villetta che sembra un bunker i bambini non ci sono più: Lorenzo di 5 anni e Kim di 2 sono stati inghiottiti nel buco nero della follia di una mamma che li amava «troppo» per farli vivere. E di fronte a una tragedia repentina e inattesa i comuni della Bassa Mantovana celebrano un giorno dell’Immacolata consacrato al lutto e al silenzio. «E’ il momento del dolore e del cordoglio» ha detto il sindaco di Suzzara, Ivan Ongari.

Ma non tutto è fermo nella cittadina dove Antonella Barbieri, 39 anni, bionda ex modella di Carpi, ha strangolato la figlia minore e, dopo qualche ora e una folle peregrinazione lungo le golene del Po, ha accoltellato a morte l’altro figlio, tentando poi di suicidarsi. I carabinieri di Suzzara, che con quelli di Luzzara nel Reggiano sono intervenuti per primi dopo il duplice infanticidio, stanno scavando in ogni particolare. L’inchiesta sul lato mantovano, condotta dal sostituto procuratore della Repubblica Andrea Ranalli, parte dalle registrazioni delle telecamere che sorvegliavano la villetta dove vivevano la mamma assassina, i due figlioli e il marito, Andrea Benatti, coetaneo di Antonella, ex nazionale di rugby e colonna per anni degli ‘Aironi’ di Viadana. I filmati serviranno a chiarire i movimenti della giovane donna. Altri elementi verranno forniti dagli accertamenti sui due bambini. L’asse portante delle indagini, comunque, è quello di un accesso di follia, ultimo capitolo di una grave depressione.

Andrea Benatti, che giovedì sera aveva aperto la porta di casa ai carabinieri e ritrovato con loro la figlia morta, non se la sente di parlare. Nella casa dei genitori a Viadana, è in preda allo choc e tace. Il padre Davide, 63 anni, imprenditore, racconta del ricovero forzato subìto dalla nuora in autunno: «E’ stata curata negli ospedali di Oglio Po e di Pieve di Coriano – conferma – Poi l’hanno dimessa con una diagnosi di guarigione. E sembrava che stesse molto meglio». Ma perché era depressa? «Stava male perché era preoccupata all’eccesso per i figli, non li mollava un attimo, era anche troppo protettiva». Il marito non aveva percepito nulla: «Assolutamente, la sera prima era tutto normale. Erano andati a letto e lui poi era andato al lavoro (nell’azienda meccanica che la famiglia gestisce a Motteggiana, ndr). Invece – conclude trattenendo a stento le lacrime – è successo quello che è successo».