Mantova, 15 aprile 2014 - Lui ha deciso di farla finita, e ci è riuscito bevendo acido. Lei, abbandonata, ha cercato di raggiungerlo gettandosi attraverso la tromba delle scale di un condominio. Ora è tetraplegica. Insieme non compiono trentacinque anni. Erano una coppia a cavallo del cratere, sono due vittime del terremoto a distanza di due anni dalle scosse. In trenta da allora nel Mantovano hanno tentato di togliersi la vita, e quasi la metà ci è riuscita. Palazzi e fabbriche, a fatica, si ricostruiscono. Ma il drago che ha scosso la terra ha lasciato ferite difficili da vedere e ancora lontane dall’essere chiuse.
Tra le pieghe della cronaca c’è anche la crisi, economica e finanziaria, delle popolazioni colpite. Come quella che ha fatto cedere un artigiano 68enne. Abitava a Moglia, il cuore del cratere mantovano. Si è poggiato una pistola alla tempia, esattamente nell’aprile di dodici mesi fa. Non riusciva più a vedere un futuro.

Tredici vittime accertate, poche quelle raccontate da giornali e televisioni. Almeno in trenta avrebbero tentato di togliersi la vita. È un esercito in una terra dove, storicamente, l’incidenza del fenomeno era poco più che irrisoria. Il futuro non era scomparso il 20 maggio, quando la terra – per la prima volta a memoria d’uomo – aveva tremato. Nella notte era iniziata la conta dei danni. Il futuro era scomparso, nel mantovano, nove giorni dopo. Quando nuove scosse avevano detto chiaro e forte che il drago era ancora sveglio. Paura, panico. Nei mesi successivi abitazioni e industrie sono state abbattute, poche quelle ricostruite. Le campane delle chiese sono anche tornate a suonare. Le vite, però, quelle non sono state ricostruite. Accanto a tendopoli prima e villaggi di container poi, sono scesi in campo assistenti sociali e psicologi delle catastrofi. Il terrore è emerso forte col passare dei giorni, in una popolazione che non riusciva più a scorgere il proprio futuro.

Un futuro che, forse, non vedeva più nemmeno la coppia di giovani fidanzatini. Stringersi la mano a cavallo del cratere, lui di Mirandola nell’Emiliano e lei della Bassa mantovana, sembrava impossibile. Lui è riuscito nel suo intento: bevendo acido, dopo una lunga agonia, si è spento in un letto d’ospedale. Lei, rimasta sola, alcuni mesi fa ha fatto il suo tentativo. Ha scavalcato la balconata di un condominio è si è lanciata attraverso la tromba delle scale in una caduta libera di nove metri. Ora è paralizzata. Il suo terremoto non è mai finito.

di Giulio Cisamolo