Mantova, 22 ottobre 2013 – I brutti ricordi della discarica dell’ex Montedison di Mantova, dove negli anni Sessanta venivano smaltiti gli scarti di produzione chimica, affiorano sulla superficie di una palude di liquami, nel cuore di quella che in città chiamano la “collina dei veleni”. Acque scure e puzzolenti, a pochi metri dagli impianti dove lavorano gli oltre 900 operai dell’attuale stabilimento Eni. Davanti al pantano ieri il ministro dell’Ambiente Andrea Orlando ha preso un impegno: la contaminazione del polo petrolchimico di Mantova è “un’emergenza nazionale”, “entro fine anno vogliamo presentare un cronoprogramma e risposte”.

Il sito di interesse nazionale (Sin) lombardo sale in cima all’agenda del ministero insieme alle bombe ecologiche di Porto Torres in Sardegna e Priolo Gargallo (Siracusa) in Sardegna. È la fase due del programma predisposto dal ministero per accelerare i programmi di bonifica dei Sin e che è già stato applicato ai casi di Porto Marghera, Cengio e Crotone.

Orlando si è presentato in città con la firma al decreto per le barriere di impermeabilizzazione del lago da parte di Sogesid, società pubblica incaricata di ripulire i Sin. Un’opera da oltre sedici milioni di euro per impedire che gli idrocarburi in falda scivolino verso il bacino.

Accompagnato da Matteo Colaninno (Pd), dal sindaco di Mantova Nicola Sodano e dal presidente della provincia Alessandro Pastacci, il ministro ha visitato lo stabilimento Eni-Versalis di via Taliercio (FOTO), dove sono stati individuati 200mila metri cubi di rifiuti da rimuovere e trattare altrove. Nella propaggine finale il cuore ammalato, la “collina dei veleni”. Nei prossimi mesi sarà incapsulata attraverso un sistema di palancole, ovvero tubi affondati nel terreno. Obiettivo: isolare la montagna dei liquami dai due canali e dal fiume Mincio che scorrono a fianco. Un primo cantiere dovrebbe partire a luglio 2014 e se i tempi saranno rispettati, l’operazione di pulizia si chiuderà nel 2018, come riferito dal responsabile interventi ambientali nei Sin di Eni Riccardo Mozzi. Orlando però ha sollecitato Syndial, società Eni incaricata delle bonifiche, a stringere i tempi sulla caratterizzazione (ovvero l’analisi e l’individuazione degli inquinanti) dei terreni della collina.

Il ministero è infatti già pronto all’emissione di decreti per progetti da circa 64 milioni di euro complessivi. Orlano inoltre ha dichiarato di voler trovare nuove risorse dalla ridefinizione dei fondi strutturali europei nel 2014. Denaro da allocare per avviare le bonifiche e risolvere la questione nazionale del dissesto idrogeologico.

Seconda tappa alla raffineria Ies. Bomba ecologica e, da qualche settimana, bomba sociale. Da quando la proprietà ungherese, la società Mol, ha annunciato di voler trasformare a fine anno l’impianto, che oggi impiega 410 operai, in un deposito logistico che per i sindacati darebbe lavoro a 50 persone (Mol afferma di più ma non specifica quanti). I rappresentanti dei lavoratori hanno chiesto al ministro Orlando un sostegno alla loro battaglia perché lo stabilimento non sia chiuso: “Per Mantova sarebbe un colpo troppo duro”. E in molti temono che una riduzione delle attività possa ritardare la bonifica del petrolchimico. A gennaio il Tribunale amministrativo regionale di Brescia con un’ordinanza sospensiva ha imposto a Ies l’emungimento degli idrocarburi che galleggiano sulla falda acquifera. Il ministro ha rimarcato gli impegni della società: “Si tratta di una messa in sicurezza. Come abbiamo spiegato alla proprietà (incontrata dopo i sindacati, ndr), un ridimensionamento delle attività non toglie le loro responsabilità”. Le bonifiche non possono più attendere.

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