Mantova, 18 ottobre 2013 - Una corsa contro il tempo per salvare i posti di lavoro della raffineria Ies di Mantova, che la proprietà vuole trasformare dal 2014 in un polo logistico lasciando a casa 350 dipendenti. Settimana prossima si svolgerà il primo di due tavoli con esponenti del governo Letta per convincere i vertici della Mol, la società ungherese che nel 2008 ha comprato il polo petrolchimico, a tornare sui propri passi. Si inizia lunedì 21 con il ministro dell'Ambiente Andrea Orlando, che nel pomeriggio incontrerà a Mantova una rappresentanza dei lavoratori e in seguito parteciperà a una riunione con le istituzioni cittadine. Il 28 ottobre invece la palla passerà al dicastero dello Sviluppo economico guidato da Flavio Zanonato, per un vertice a Roma con la dirigenza Mol.

Lo scorso 4 ottobre la società ungherese ha annunciato che la trasformazione della raffineria è la «conseguenza di un difficile contesto economico del settore in Italia». Per l'associazione petrolieri ci sono 4-5 stabilimenti di troppo nel nostro Paese e la Mol da anni chiude i bilanci in rosso. Circa 96 milioni di perdite nell'ultimo biennio, stando ai calcoli dei sindacati. Ciononostante, la notizia dello stop degli impianti è arrivata come un fulmine a ciel sereno. «A maggio sono state fatte nuove assunzioni», ricorda il segretario generale della Cgil provinciale di Mantova Massimo Marchini, secondo il quale vanno tenuti in considerazioni altri due motivi per spiegare la decisione della proprietà.

Il primo è «l'accordo stipulato tra Eni e Mol per far passare nell'oleodotto che collega la raffineria a Porto Marghera non più grezzo ma carburante già lavorato». L'opinione del sindacalista è che Eni, che da tempo chiedeva la chiusura dell'impianto di Mantova, abbia trovato il modo per eliminare la concorrenza.

Il secondo motivo è un'intesa tra la società e il governo croato per realizzare a Fiume una bioraffineria (ovvero un impianto che utilizza scarti dell'agricoltura per produrre carburante green) da 400 milioni di euro. «Parliamo quindi di un gruppo che ha ancora capacità di investimento», commenta Marchini, che propone di destinare a Mantova il progetto della bioraffineria. «Qui c'è già l'impianto, c'è l'oleodotto, ci sono tecnici ed esperti - prosegue il segretario Cgil -. La nostra richiesta è di mettere gli investimenti su Mantova per fare la bioraffinazione. Prevede comunque un ridimensionato occupazionale, ma è fondamentale tenere una presenza sul territorio».

La chiusura della Ies non mette a repentaglio solo 350 posti di lavoro degli attuali 390, ma anche quello che Marchini definisce l'«indotto», ovvero i lavoratori che ruotano intorno alla Ies. Il segretario Cgil ne conta tra i 600 e i 700, tra manutenzione, sicurezza, controlli, mensa, di cui solo 200 tra gli autotrasportatori. «Per Mantova - dice - sarebbe un colpo fatale». Sulla città già pesa l'addio della Cartiera Burgo, che a febbraio ha messo il lucchetto agli impianti licenziando 200 persone.

Infine in città serpeggia il timore che con la trasformazione in deposito la Mol si sfili dalle bonifiche dell'area, inquinata da idrocarburi. Un'ordinanza emessa dal Tribunale amministrativo regionale di Brescia a gennaio ha imposto agli ungheresi di ripulire l'area tra la Ies e il vicino impianto della Benelli Energy, ma è già stato presentato ricorso al Consiglio di Stato. I sindacati lanciano l'allarme: «La mancanza di un'attività industriale e di un impegno forte influirà negativamente nel percorso delle bonifiche».

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