di Federica Pacella

Mantova, 7 agosto 2013 - Un'altra doccia fredda per la famiglia Gardani. Dal Tribunale di Mantova, è arrivato il secondo no alle cure compassionevoli con metodo Stamina per il piccolo Alessandro, 16 mesi, affetto da una grave forma di epilessia resistente ai farmaci. Autorizzato dallo stesso tribunale, il suo fratellino Leonardo, invece, può curarsi. Perché la sua patologia è diversa.

I genitori di Alessandro, Paolo Gardani e Sara Fontana, avevano già fatto un primo ricorso urgente a inizio luglio contro l’ospedale di Brescia e contro il divieto di somministrazione della terapia a base di cellule staminali dell’Agenzia del farmaco. Il giudice del lavoro aveva però detto di no, perché Alessandro era stato giudicato non in pericolo di vita, condizione necessaria per accedere alle cure compassionevoli. Una decisione che la madre Sara (fondatrice dell’Associazione a sostegno dei malati incurabili, con l’obiettivo di entrare a far parte della sperimentazione come osservatorio delle famiglie) aveva definito un errore.

Alessandro, infatti, soffre di crisi epilettiche quotidiane e conati di vomito con il rischio di soffocamento. Sempre presente nelle manifestazioni a sostegno di Stamina, anche quella del 17 luglio scorso davanti al Tribunale Civile di Brescia a sostegno della piccola Aurora, Sara si era sempre detta fiduciosa e riponeva nella sentenza le sue speranze.

Invece, lunedì è arrivato un nuovo no. Il motivo è che la diagnosi di Alessandro non sarebbe certa, escludendo di fatto per sempre il piccolo dalla possibilità di accedere alla terapia. Il dramma nel dramma, per la famiglia Gardani, è che, invece, per il primogenito Leonardo, paralizzato, sordo e cieco a seguito di un danno da parto, lo stesso Tribunale ha accolto il ricorso, aprendo la via per la terapia. Il Consiglio regionale della Lombardia, a settembre, discuterà una mozione per far sì che altri presidi ospedalieri possano supportare il Civile aprendo al metodo Stamina.