Mantova, 30 maggio 2012 - A Quistello è crollato il ristorante albergo «Angelo», la gelateria ex Fragolo, alcune tegole dal municipio. A Quingentole due pennoni dalla facciata della chiesa di San Lorenzo Martire, esempio di barocco mantovano, e la sala del teatro comunale è un susseguirsi di file ordinate di poltroncine che danno su un palco che è tutto macerie: ha ceduto il tetto.

A San Giovanni Del Dosso la parte superiore della facciata dell’omonima chiesa, costruita nel 1666 e una delle poche rivolte verso est. A Pieve di Coriano ha tremato anche l’ospedale e i pazienti ricoverati ai piani più alti (cardiologia e riabilitazione) sono stati trasferiti al pian terreno, in sale comuni. Ancora, a Poggio Rusco il campanile, alla base dell’orologio, si è letteralmente spostato. A San Giacomo delle Segnate stessa istantanea che a San Giovanni Dosso: la parte alta della facciata della chiesa rovinata a terra. Peggio a Moglia, dove insieme al tetto della Chiesa è crollato anche quello del municipio. Decine le case danneggiate.

Infine, Mantova, il capoluogo: a Palazzo Gonzaga sono crollati calcinacci che hanno reso irragiungibile la stanza degli sposi del Mantegna. Dalle telecamere sono esclusi danni. Sotto osservazione la Torre della Gabbia, Palazzo Thè, Palazzo Ducale. Nella basilica palatina di Palazzo Ducale è crollato il cupolino. La prima scossa, delle 9, lo ha messo fuori asse, la seconda gli ha dato il colpo di grazia. Tutti i palazzi rinascimentali hanno riportato piccole fessurazioni. Circa mille gli sfollati. Questo il bilancio delle due scosse di terremoto che hanno scosso il mantovano, la prima intorno alle 9 del mattino, la seconda intorno alle 13. Con epicentro nella vicina Emilia. «Ci è mancato solo il morto, a parte questo abbiamo ogni tipo di guaio», sintetizza il sindaco di Poggio Rusco.

Già, per fortuna solo feriti lievi: circa 120 le persone portare all’ospedale di Pieve di Coriano, solo una decina quelli ricoverate. E per fratture. Due i campi di accoglienza allestiti per gli sfollati: uno da 500 posti a Moglia e uno da 300 a San Giacomo delle Segnate. Quindi, una tensostruttura a Quistello, e nei vari comuni sono state allestite tende portate dalla protezione nei campi sportivi e nei parchi, oltre a brandine nelle scuole.

«È stato come vivere un incubo a occhi aperti – spiega dal campo di Quingentole, Maria Uras, tre bimbi -. Dieci giorni fa, quando ci fu la prima scossa, dormivamo. Stavolta no». Ghizzolini Bruno lo incontriamo per strada, sempre a Quingentole, con le coperte sotto braccio: «Vado nei campi, monto una tenda lì e ci sto con mio nipote e mia moglie, invalida: in casa non ci resto». Famiglie divise. Decisioni difficili, da prendere nella più totale incertezza. La terra infatti trema ripetutamente durante il giorno. «Mai vista una cosa del genere», assicurano i residenti. «Un colpo al cuore», dice Don Elio Santini guardando la facciata devastata della chiesta di San Giovanni del Dosso. «Eravamo appena tornati alla normalità, avevamo appena finito il censimento degli stabili inagibili e delle famiglie bisognose di interventi. Ora bisogna ricominciare tutto da capo», allarga le braccia sconsolata Angela Zimordi, sindaco di San Giovanni del Dosso.

giambattista.anastasio@ilgiorno.net