Fiera delle Grazie, da ex freak a re dei madonnari. In trionfo con «Angeli musicanti» - FOTO

Andrea Mariano Bottoli, professore di Storia dell'Arte al Frisi di Monza, ha vinto il Concorso dei madonnari a Curtatone (Mantova): "Il sacrificio francescano dei madonnari è l'antidoto alle logiche economiche nell'arte" di Daniele Monaco

Andrea Mariano Bottoli premiato da Philippe Daverio e da Antonio Badolato, sindaco di Curtatone

Andrea Mariano Bottoli premiato da Philippe Daverio e da Antonio Badolato, sindaco di Curtatone

Manerba del Garda, 22 agosto 2014 - «L'arte dei madonnari ha un principio sacro e francescano: compiere un gesto bello e gratuito che scompare alla prima pioggia. Un sacrificio ma anche momento magico». Andrea Mariano Bottoli, 60 anni, professore di Storia dell’Arte al liceo scientifico Frisi di Monza, è il Maestro madonnaro più bravo d’Italia, vincitore del 42esimo Incontro nazionale dei madonnari alla Fiera delle Grazie di Curtatone (Mantova). Il critico Philippe Daverio lo ha premiato dopo 24 ore di disegno sul sagrato della Basilica della Beata Vergine. «Angeli musicanti» è l’opera che fra 140 ha colpito la giuria «per complessità compositiva, il richiamo alla tradizione cinquecentesca e la citazione degli strumenti musicali».

Maestro, da cosa ha tratto ispirazione? «Ho raffigurato l’Assunzione della Madonna con angeli in volo con strumenti musicali sempre più leggeri: violoncello, contrabbasso, arpa, tromba marina, flauto, diapason. È quasi monocromo, ma ho favorito il movimento e la forza scultorea dell’immagine. Mi ha ispirato la mia vita con gli amici: Vincenzo Zitello, arpista e Michele Sangineto costruttore di strumenti antichi».

Quando ha iniziato a fare il madonnaro? «Negli anni ’70. Facevo parte della cultura “freak”, volevamo liberarci dalle logiche delle gallerie d’arte e incontrare il sapere degli ultimi madonnari bisognosi del Dopoguerra. Nel ’77 partecipai al concorso di Curtatone, nato nel ’73 su iniziativa di vari giornalisti, fra cui Enzo Tortora».

Da chi ha imparato? «Da Ugo Bansio, madonnaro di Manerba, il mio paese. Usava materiali poveri: laterizi edili per il rosso e il giallo, gessetti per il bianco, la pece dei barcaioli del Garda per il nero. Nell’89 vinsi per la prima volta usando proprio questi materiali, con bis nel ’90, E da Kurt Wenner, che negli anni ’80 arrivò a Curtatone rivoluzionando la piazza con i suoi disegni anamorfici e un senso dello spettacolo tutto americano».

L’arte dei madonnari ha ancora senso oggi? «Sì, perché è rimasta povera e non regala la fama. È un antidoto ai meccanismi economici nell’arte. A Milano è scomparsa per l’indisciplina di alcuni ma si può regolamentare come a Firenze o Loreto. Negli anni ’80 si guadagnavano fino a 300mila lire al giorno, oggi 20 o 30 euro. Il madonnaro però è un umile e non un ribelle. Altrimenti meglio faccia altro».