Dalla carta per rotativa agli imballaggi Burgo riconvertita, salvi 90 dipendenti

Non è un romanzo ma la storia vera di un gioiello dell’architettura industriale quello della cartiera acquisita dalla Pro Gest leader del settore di Tommaso Papa

5 - Cartiere Burgo, salvi 90 dipendenti

5 - Cartiere Burgo, salvi 90 dipendenti

Mantova, 28 aprile 2015 - Non è un romanzo ma la storia vera di un gioiello dell’architettura industriale. La Cartiera Burgo, sospesa nell’aria dalla mente visionaria di Pier Luigi Nervi, era nata negli anni Sessanta come una sorta di mausoleo per il fondatore del gruppo, quel cavalier Luigi Burgo senatore del Regno durante il fascismo che però sotto sotto copriva i partigiani. E che fece della sua fabbrica un simbolo della città dei Gonzaga. Ora la cattedrale della carta da rotativa passa a un altro tycoon del settore, Bruno Zago, 65 anni, a 11 operaio ragazzino che in fabbrica piegava il cartone, e ora a capo di un impero, la Pro Gest, con mille dipendenti, venti poli produttivi in sette regioni italiane, 300 milioni di fatturato annuo e 850mila tonnellate di articoli tra carta, cartoni e imballaggi vari. Il ragazzo di bottega della marca trevigiana che oggi guida la sua corazzata con la moglie e quattro figli (nella foto), ha messo gli occhi su una delle industrie iconiche del Mantovano con l’intenzione di convertirla dalla produzione di carta per la stampa a quella per il packaging, facendone il proprio fiore all’occhiello.

L’affare concluso a fine mese sembra sia costato 15-16 milioni, pagati da Pro Gest ai proprietari di Burgo Group (la famiglia Marchi, altra dinastia di imprenditori veneti). In questi giorni è stato perfezionato. Con l’acquisizione di Burgo il gruppo Zago diventa il maggior operatore italiano del settore. La produzione dovrebbe essere tutta convertita alla realizzazione di imballaggi pregiati. Degli attuali 180 dipendenti dello stabilimento, che nel febbraio del 2013 aveva cessato l’attività, dovrebbero esserne ricollocati la metà, una novantina, forse cento. Ma l’operazione richiederà tempi lunghi: un anno o poco meno per la riconversione degli impianti.

«In genere chi programma questo tipo di interventi – spiega un sindacalista che in fabbrica ha speso una vita – chiede un lavoro ‘chiavi in mano’». Quindi nel parallelepipedo lungo 330 metri sospeso tra due campate arriveranno prima i tecnici scelto da Pro Gest, poi le maestranze locali. Il sindacato che ha dovuto gestire la durissima fase della chiusura ha cercato un contatto con i nuovi «signori» della Burgo. Massimo Marchini, segretario provinciale della Cgil, ha chiesto un incontro a Zago attraverso il presidente di Confindustria Mantova Alberto Marenghi. Dal quartier generale di Ospedaletto d’Istrana, non è arrivata ancora risposta ma tra i dipendenti della cartiera, dopo due anni bui, si apre uno spiraglio.