IL LIBRO DE IL GIORNO DI GENNARO MALGIERI Attuale, troppo attuale. Prezzolini e i conservatori

Una difesa del conservatorismo che più “rivoluzionaria” non la si potrebbe immaginare. È quella che fece nel lontano 1971 Giuseppe Prezzolini allorché l’editore Rusconi gli chiese di mettere in ordine le sue idee sparse in numerosi scritti nell’arco di oltre settant’anni di Gennaro Malgieri

Il libro de Il Giorno di Gennaro Malgieri

Il libro de Il Giorno di Gennaro Malgieri

Milano, 21 novembre 2014 - Una difesa del conservatorismo che più “rivoluzionaria” non la si potrebbe immaginare. È quella che fece nel lontano 1971 Giuseppe Prezzolini allorché l’editore Rusconi gli chiese di mettere in ordine le sue idee sparse in numerosi scritti nell’arco di oltre settant’anni. Il poligrafo, fondatore della “Voce” e animatore culturale tra i più eclettici del secolo scorso, non si fece pregare e tirò fuori un essenziale quanto gustoso ed accessibile (soprattutto) “Manifesto dei conservatori” che oggi rivede la luce preceduto da uno scintillante e coltissimo saggio di Gennaro Sangiuliano, già autore dell’ esaustiva biografia, “Prezzolini anarchico-conservatore”. Proprio Sangiuliano mette in luce il valore di questo libro prezioso quando sottolinea che esso è la risposta al “conformismo spesso ancora imperante in Italia”. Il che valeva quando il “Manifesto” vide la luce, ma ancora oggi è attualissimo nel Paese dove la sola parola “conservazione” equivale ad una bestemmia. Ciò denota un triste deficit culturale dal momento che il conservatorismo non è soltanto una straordinaria dottrina politica, ma è anche un atteggiamento morale e psicologico che ispira la costruzione di società regolamentate secondo valori primari e non negoziabili. «Non è necessaria la cultura per essere un conservatore», osserva Prezzolini. Perfino una persona semplice, legata alle tradizioni che le sono state trasmesse dalla sua famiglia o dall’ambiente in cui si è formata, «è rispettabile nel suo spirito di conservazione quanto un lettore appassionato di Burke e di Cuoco».

Il conservatorismo, dunque, è un dato prevalentemente prepolitico, come hanno testimoniato pensatori quali Moeller van den Bruck e Martin Heidegger, del quale Prezzolini mostra di conoscere assai bene l’opera tanto da concludere che per il filosofo dell’Essere il conservatorismo è chiamato a preservare la stessa democrazia. Bisognerebbe spiegarlo agli stolti o ai masticatori di formulette politiciste quanto la “conservazione” abbia agito nella dinamica e nello sviluppo delle comunità nazionali nel corso della storia, almeno fino a quando non si è inteso rivoltare la storia stessa mettendo in discussione tutto ciò che era stato realizzato prima della Grande Rivoluzione del 1789. È con l’Illuminismo che, paradossalmente, il conservatorismo assume una maggiore consistenza culturale e politica connotando l’azione di coloro che alle nuove dottrine si opponevano. Ed oggi, ereditandone lo spirito, il “vero conservatore”, al quale Prezzolini si rivolge, non è chiamato a restaurare ciò che è scaduto irrimediabilmente, ma a custodire la brace che ancora arde sotto la cenere. «È tempo che l’uomo ritorni al suo metro», dice, perché sta consumando la terra e dunque se stesso. Il progresso, insomma, non è infinito. E malauguratamente lo stiamo sperimentando.

GIUSEPPE PREZZOLINI, Manifesto dei conservatori, Edizioni di Storia e Letteratura

Gennaro Malgieri