Disastri, un diluvio di colpe umane. L’allarme del geologo Tozzi: si è costruito ovunque, ora paghiamo

Mario Tozzi è geologo e ricercatore del Cnr: "I fondi per le opere erano già stati stanziati ma non si è fatto niente" di Bruna Bianchi

Maltempo: Seveso esonda a Milano

Maltempo: Seveso esonda a Milano

Milano, 1 agosto 2014 - Tutti sanno che la colpa è del Niño, un nome da bambino per una perturbazione ciclica che ha trasformato l’estate in un’inframmezzata attesa di diluvi universali. Difficile non richiamare la Bibbia e i suoi ammonimenti: il peccatore è sempre l’uomo. Mario Tozzi è geologo e ricercatore del Cnr. Divulga la scienza e certezze drastiche: «Il rischio è altissimo, succederanno cose più gravi».  L’atmosfera e l’acqua del mare sono più caldi, il clima è irrimediabilmente cambiato e ben poco si è fatto e si fa per evitare il surriscaldamento. 

Professore, anzitutto spieghiamo il fenomeno meteorologico. «L’instabilità dipende dal fatto che non c’è posizione stabile dell’Anticiclone delle Azzorre. È un fenomeno mondiale che avviene con una certa periodicità. La maggiore quantità di calore dei mari e dell’atmosfera portano dall’altra parte a eventi meterologici più frequenti e violenti».   

Cosa provocano a terra queste perturbazioni? «Trovano il territorio italiano impreparato. Abbiamo edificato immensamente. Adesso cade in ore la stessa pioggia che prima cadeva in mesi. Tutta quest’acqua non riesce ad infiltrarsi in profondità nel terreno ed entra nei fiumi che non reggono ed esondano. Abbiamo costruito a ridosso dei fiumi o sopra, c’è poco da pulire... non si possono costringere i fiumi nei canali come il Seveso: per forza esplode!».  

Abbiamo visto aprirsi voragini nell’asfalto... «A Napoli e Roma il fenomeno è più forte perchè il sottosuolo è scavato, ma il contatto tra il cemento e la terra non è naturale, quindi l’acqua erode da sotto e provoca i crolli».  

Le colpe dell’uomo sono perciò due. «Non andrebbe accelerato il cambiamento climatico, ma nessuno lo fa. E non si sarebbe dovuto costruire in zone pericolose. Adesso non resta che non andarci a vivere in queste zone, ma siccome non si possono sgomberare le città, bisogna pensare di sgomberare insediamenti isolati».   

Cos’altro va fatto? «Facciamo l’esempio del Seveso a Milano. Il fiume dovrebbe trovare un posto dove espanderasi liberamente a monte del centro abitato, si chiama cassa d’espansione in zone disabitate. Ma le zone disabitate non ci sono più. O prendiamo il problema per le corna o non ne usciamo più».  

Elenchi le zone più vulnerabili «Liguria, Bassa Toscana, Alto Lazio, Messinese, Marche, Veneto e Milano con Seveso e Lambro: sono ad altissimo rischio e non abbiamo preso provvedimenti».   

Però qualcosa adesso si sta facendo. «Va dato atto che è stata messa in piedi un’unità di missione contro il dissesto idrogeologico per fare casse di espansione, reti, eccetera».  

I soldi c’erano e i cantieri non sono partiti? «Da anni o da mesi erano fermi tra il 70 e l’80 per cento dei cantieri per opere già mappate. Va dato atto al governo Renzi di aver deciso di rendere responsabili dei dissesti i presidenti delle Regioni con l’obbligo di spendere i fondi».  

Com’è il popolo italiano? «Fatalista e senza memoria».  

bruna.bianchi@ilgiorno.net