IL LIBRO DE IL GIORNO DI GENNARO MALGIERI Machiavelli presenza viva nel racconto di Ridolfi

Di fronte alla monumentale «Vita di Niccolò Machiavelli» di Roberto Ridolfi si resta ammirati dalla profondità, dalla vastità e dalla bellezza letteraria dell’opera dello studioso fiorentino di Gennaro Malgieri

Il libro de Il Giorno di Gennaro Malgieri

Il libro de Il Giorno di Gennaro Malgieri

Milano, 26 marzo 2015 - Di fronte alla monumentale «Vita di Niccolò Machiavelli» di Roberto Ridolfi che l’editore Castelvecchi ripubblica a sessantadue anni dalla prima edizione si resta ammirati dalla profondità, dalla vastità e dalla bellezza letteraria dell’opera dello studioso fiorentino. Ma ancora di più, dalla prima all’ultima pagina, si riconosce Machiavelli come se fosse una presenza viva, un nostro contemporaneo insomma. Non è soltanto il suo pensiero ad avvolgere il lettore, ma la sua vita. E questo, del resto, era lo scopo di Ridolfi: scansare il “fumo” teorico, senza per questo negare il giusto risalto all’opera machiavelliana, e restituire il personaggio, in tutta la sua complessità, alla comprensione di chi, nonostante le molte pubblicazioni fiorite in circa cinquecento anni, non aveva modo di soffermarsi sugli aspetti umani del Segretario fiorentino. Il suo carattere, la sua intelligenza, la sua prodigiosa apertura mentale, la propensione all’arte della diplomazia e le passioni che lo hanno mosso nel corso di un’intensa esistenza vissuta sempre all’insegna della ricerca del “bene comune” emergono nella biografia di Ridolfi illuminati da una ricerca che lo studioso ha concepito come una sorta di imperativo finalizzato nel dare a Machiavelli ciò che era e resta suo, togliendo la polvere depositatasi nel corso dei secoli sulla sua memoria. «La vita dell’uomo, dell’uomo vivo e segreto – rivela Ridolfi -, dal quale pur procedevano il filosofo lo scrittore il politico, non l’aveva mai rivissuta nessuno per scriverla: volevo scriverla io, uomo vivo, io goloso come lui, come lui lussurioso, come lui gelido e ardente, disposto a farsi qualunque nemico piuttosto che tenersi dentro un salato motteggio, voglioso di parere acuto e cattivo piuttosto che semplice e buono; come lui eternamente tradito, ma anche consolato tal volta, dai propri sogni e da quel groppo di poesia».

Com’è facile intendere c’è una sorta di identificazione del biografo con il biografato. Ridolfi non è neutrale, insomma. Parteggia, e a ragione, per l’oggetto del suo studio, come sottolineano Maurizio Viroli nella sua introduzione ed il curatore Giuseppe Cantele. Ciò non vuol dire che dall’opera non possa venir fuori un giudizio, quale che sia, su Machiavelli. Ma non lo si attenda da Ridolfi. Lui si limita a mettere insieme materiali che prima nessuno aveva osato neppure sfiorare. E con una prosa che sa di poesia, che è grandissima letteratura, fa danzare l’autore del “Principe” nella sua complicata epoca tra corti imperiali e pontificie, tra legazioni e ambascerie, confuso tra i padroni del mondo ed i gaglioffi di San Casciano dove, smessi i panni curiali, immergeva la mente e l’anima in un dialogo troncato solo dalla morte, avvenuta il 21 giugno 1527, con gli antichi ed i moderni alla ricerca delle ragioni del potere e dell’esistenza. Oltre che di se stesso, naturalmente.

ROBERTO RIDOLFI

Vita di Niccolò Machiavelli, Castelvecchi