Giovedì 18 Aprile 2024

"Apatia", ecco il nuovo album di Luca J. La promessa del rap che punta dritto a Milano

Sarà l’entusiasmo sorretto dalla giovane età dell’artista romano, unito alla giusta dose di tecnica e flow, gli ingredienti che - nonostante il titolo ‘forviante’ del progetto - fanno di “Apatia” la colonna sonora perfetta per chi, dalla musica, pretende ancora ‘emozioni’ di Francesca Nera

Apatia, il nuovo album di Luca J

Apatia, il nuovo album di Luca J

Milano, 22 dicembre 2014 - Sette tracce da ascoltare tutto d’un fiato per un autentico viaggio con tanto di ‘Preludio’ e ‘Interludio’. Niente a che vedere con quel gangsta rap obsoleto e posticcio (tipicamente italiano) o con quello stile conscious di cui negli anni ci siamo riempiti le orecchie. “Apatia”, il nuovo Ep di Luca J, è qualcosa di nuovo e sembra ritagliarsi degnamente un proprio varco nella costellatissima galassia hip hop del momento. Sarà l’entusiasmo sorretto dalla giovane età dell’artista romano (21 anni), unito alla giusta dose di tecnica e flow che - nonostante il titolo ‘forviante’ del progetto - fanno di “Apatia” la colonna sonora perfetta per chi, dalla musica, pretende ancora ‘emozioni’. Un album rap che, grazie alle sonorità inedite firmate Manusso, travalica i confini di questo stesso genere. E una garanzia chiamata Honiro.

Come titolo dell’Ep hai scelto “Apatia” eppure l’album è intriso di sentimenti forti come rabbia e rassegnazione. Come mai? “Anche l’apatia può essere considerata una sorta di ‘emozione’. Il progetto è nato in un periodo particolare della mia vita in cui mi sono accorto del vuoto che mi circondava. Vivere in un contesto senza divertirsi o annoiarsi è come non viverlo. Non potevo fare altro che assimilare le sensazioni che si venivano a creare attorno a me e mettere tutto nero su bianco per trasmetterle agli altri. Ed è questa sorta di ‘apatia’ ‘l’emozione’ a cui dovrebbe condurre il disco alla fine dell’ascolto”.

Il rapper Luca J

Ogni traccia ha un retrogusto amaro. Spesso un sapore misto di malinconia e disillusione. C’è molto del tuo passato? “Quando scrivo una canzone mi siedo davanti al foglio e via, metto in rima ciò che vivo senza quasi volerlo, per trasmetterlo a chi ascolta. Il rap è un’arte e per me l’arte non è altro che l’espressione di se stessi. Così, attraverso la mia musica, esprimo semplicemente quello che provo e ciò che sono”.

I suoni sono molto diversi rispetto a quelli hip hop canonici. ‘Preludio’, ad esempio, apre con una prepotente batteria rock e chiude con un altrettanto prepotente giro di chitarra. Da dove nasce questa scelta? “Si tratta di una ricerca consapevole sulla parte musicale. Volevo proprio che fosse diversa dal resto; che uscisse dai canoni prettamente rap per fare a modo mio”.

A proposito di sonorità... l’intera produzione è affidata a Manusso. Com’è nata la vostra collaborazione? “E’ curioso. Spesso ce lo domandiamo anche io e Manusso. Il nostro è un rapporto nato in maniera del tutto spontanea per via di reciproche affinità così, da un paio d’anni a questa parte, ci siamo ritrovati in studio a lavorare assieme. A un certo punto non potevamo fare a meno di realizzare un disco insieme e devo ammettere che lui ha curato egregiamente tutto l’aspetto musicale. Ogni singola nota”.

L’album ha una struttura ben definita: un preludio all’inizio e un interludio nel mezzo a mo’ di cesura. Perché?  “Ogni traccia è parte integrante di un percorso. ‘Preludio’ infatti introduce al viaggio mentre ‘Interludio’ è l’anticamera della seconda parte del disco. Tra una parte e l’altra si avverte un vero e proprio cambio di registro, un mood differente”.

La crew NSP

E con Honiro come è nata? Che effetto fa appartenere alla label indipendente numero uno in Italia che ha lanciato artisti come Gemitaiz e Madman ma anche i tuoi colleghi LowLow e Mostro (L'INTERVISTA)? “E’ una bella sensazione. E un onore. Prima con il gruppo NSP (con cui realizzai il primo mixtape nel 2012) giravamo l’Italia in condizioni assurde pur di suonare. Ci è capitato persino di dormire in stazione. Poi, quando sono cominciate ad arrivare le prime richieste, non abbiamo avuto dubbi: la scelta è ricaduta sull’etichetta più solida e affidabile ed è stata un’ottima scelta”.

Torniamo alle tematiche. “Tutti vanno su per poi tornare giù, basta fermarsi un attimo e chi ti ascolta più...”. Lo dici in “Su e giù” come chiaro riferimento al frenetico ricambio generazionale insito al genere hip hop... E’ così? “Più che una critica si tratta di una constatazione. In Italia, dopo anni e anni, l’hip hop si è finalmente preso lo spazio che si meritava. Questo ha però portato a una vera e propria esplosione di rapper tanto che, troppo spesso, gli artisti vengono considerati dal pubblico un po’ come delle figurine della serie ‘questo ce l’ho, questo mi manca’. Ed è proprio questa la dinamica da evitare anche perché oggi è molto più facile acquisire i meriti che mantenerli”.

E di rap tu che cosa ascolti? “In realtà con il rap ci sono cresciuto ma lo ascolto davvero di rado. Più che altro ascolto musica jazz ma anche black americana anni Settanta. Diciamo che traggo spunto da altri generi per creare poi qualcosa di mio; qualcosa che sia il più originale possibile”.

Il rapper Luca J

In effetti rispetto all’atteggiamento un po’ ‘gangsta’ di alcuni tuoi colleghi nel disco metti decisamente a nudo le tue emozioni. Penso, ad esempio, a “Quadro al Caffè” quando dici “...ti ho dato l’animo in pegno...”. “Come ho già detto ritengo che l’arte debba essere l’espressione di se stessi. Io non vivo in una realtà ‘gangsta’ perciò se mi atteggiassi a tale sarei ridicolo, è una realtà che non mi rispecchia affatto. Anch’io ho avuto il mio passato con le sue difficoltà ma preferisco decisamente tramettere altro”.

A dicembre sei stato impegnato a promuovere l’Ep con i vari instore. Hai fatto tappa anche a Milano, Seregno e Brescia. Com’è andata? “Benissimo. Pensa che il giorno in cui sono stato a Milano c’era lo sciopero genale dei mezzi ma nonostante questo l’affluenza è stata ottima e in tanti ci hanno dimostrato il loro affetto”.

Dal 26 dicembre comincerai con i live. Quando a Milano? “Esatto. La fase delle esibizioni live è sempre entusiasmante. Non so ancora esattamente dire quando sarò a Milano ma non mancherà certo l’occasione. Adoro questa città. Per quanto Milano sia più piccola di Roma trovo che sia molto più funzionale e in Italia è senza dubbio la città più ‘europeizzata’”.

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