di Bruna Bianchi

Milano, 3 maggio 2014 - Dalla crescita del 40% in pochi anni, alla caduta del 30% in uno soltanto. Fino al 2013 i negozi di «Compro oro» vantavano un fatturato tra i 7 e gli 8 miliardi di euro, oggi questa cifra si è dimezzata o per lo meno ridotta di un terzo. Licenze restituite in gran fretta, saracinesche abbassate soprattutto nei piccoli centri dove la grande occasione di fare soldi a palate si è fermata. Calo fisiologico dopo l’abbuffata, lo definisce l’esperto, il presidente e fondatore di Aira (l’Associazione Italiana Responsabili Antiriciclaggio): «I fattori sono diversi - spega il professor Ranieri Razzante - ma una cosa è sicura: chi non raggiunge certi volumi di affari deve chiudere». Il cliente tipo dei «Compro oro» è stato avvisato e spesso salvato: «Le campagne che abbiamo fatto con le associazioni dei Consumatori hanno inciso. L’oro viene sottostimato quando deve essere pagato, mentre i guadagni sono lauti appena viene fuso, la gente l’ha capito».

Il 28 per cento degli italiani che ha venduto almeno un oggetto di famiglia ai «Compro oro» ha realizzato quanto è stato valutato da ogni singolo commerciante, gli altri hanno capito che quel canale di vendita non vale affatto tanto oro quanto pesa. La beffa può cominciare dalla pesata e finire alla valutazione fatta al momento (non ci sono tabelle ufficiali) fino a prestito insostenibile: «Se dico che mi dispiace vendere la collana della nonna, il commerciante mi propone di tenerla finché non posso riscattarla e in pratica presta soldi con tassi fuori mercato». Disperati giocatori d’azzardo o bisognosi di pagare un extra familiare, sono finiti nella rete di furbi compratori che per legge hanno pochi obblighi e perciò riescono ad aggirare leggi (fiscali e anti-riciclaggio) e infrangere diritti, creando ulteriori danni. Insomma, chi si è arricchito con l’attività che ha trasformato l’Italia in una riserva d’oro povero da fondere per trasformarlo in oro ricco, ha chiuso i battenti per forza, essendosi affiancato a soggetti ben più preparati a sfruttare tutta la catena del ghiotto affare: «Normalmente l’oro viene fuso in fonderie non autorizzate e i lingotti vengono mandati in Svizzera». I nuovi frontalieri dell’oro sono uno degli anelli di una catena criminale e illecita: «Valgono molto di più degli oggetti che si portano a fondere - spiega Ranieri Razzante - e le banche svizzere chiudono un occhio sulle cassette di sicurezza che li contengono: l’oro è meno osservato speciale».

Truffa, prestito abusivo, riciclaggio (merce rubata): «Attorno ai «Compro oro» possono girare sei o sette reati». Chi controlla? «La regola dell’attendere dieci giorni prima di vendere la merce per permettere le verifiche sulla provenienza furtiva non viene quasi mai rispettata, ma le forze dell’ordine sono poche». Meglio prevenire: «Abbiamo presentato un disegno di legge - ricorda il presidente di Aira - che ora è in Commissione Industria e Attività produttive del Senato. Chiediamo la creazione del borsino dell’oro usato, la normativa antiriciclaggio con apposito registro, la limitazione o il divieto dell’utilizzo del contante e l’albo dei professionisti del settore».