Crema, 14 marzo 2014 - «I pazienti che hanno dovuto ricorrere a nuovi esami e a ripetizione dei test a Crema non sono più di 300». Lo fa sapere la multinazionale americana Abbott, che ha fornito all’ospedale di Crema e ad altri ospedali lombardi il kit che sbagliava il calcolo del paratormone, un rilevatore dell’assimilazione del calcio nelle ossa in percentuali variabili dal 13 al 40%. È stata la stessa azienda a informare di quanto stava accadendo. «Naturalmente – fa sapere Abbott – siamo disponibili a ripagare i costi sostenuti dai pazienti». Numeri che dovranno per forza essere rivisti: a spanne potrebbero essere oltre 5mila i pazienti coinvolti dato che oltre a Crema il kit era distribuito negli ospedali pubblici di Sondrio, Esine, in Val Camonica, Montichiari nel Bresciano e Fatebenefratelli di Milano come ha comunicato dall’assessore alla Salute Mario Mantovani che con la direzione generale sta attentamente monitorando un caso che rischia di allargarsi sempre più, se pensiamo alla presenza sul territorio di tante strutture private accreditate. Dalle prime verifiche sarebbero una decina quelle che lo utilizzano.

Dei costi e del danno d’immagine, i responsabili della multinazionale parleranno la prossima settimana con il direttore generale interessati. Per Crema parla Luigi Ablondi. «Diamo i numeri subito – dice Ablondi – e per prima cosa diciamo che il kit è stato usato nel nostro ospedale per valutare gli esami del sangue alla ricerca del paratormone dal 7 febbraio 2013 al 14 febbraio 2014. In totale, 3.400 casi. Meglio, diremmo che i pazienti interessati sono stati 2.400».

Ma cosa succede se il test è sballato? «Semplice, il medico di base che vede i risultati ordina altri esami. E qui il paziente subisce due danni: il primo è uno stress psicologico perché non sa che cosa gli succede; il secondo è un danno monetario perché, in determinati casi, deve pagare esami o ticket. Ma in questo caso l’azienda è disponibile a rifondere la spesa». Ma, in definitiva, cosa succede a chi ha questo valore sballato? «Il paziente ha difficoltà a ‘lavorare’ il calcio. Accade nelle donne in menopausa e nei pazienti dializzati. Come si agisce? Prevalentemente con la vitamina D. I problemi che il valore del paratormone alto dà sono la fragilità ossea e a livello renale». E se una persona assume vitamina D senza che ne abbia la necessità, come nel caso di questi pazienti? «Anche qui bisogna distinguere, perché prima di arrivare a una terapia il medico che vede questo valore anomalo ordina altri esami. E, se il paratormone è a posto, gli altri esami daranno risultati tranquillizzanti. Quindi, nessuna terapia. In caso contrario, l’assunzione di vitamina D difficilmente può dare ipervitaminosi».

E gli altri ospedali? La Abbott glissa: «Non siamo in grado di dire a quanti ospedali è andato il kit – fa sapere Abbott – perché noi vendiamo il kit ai grossisti i quali a loro volta li danno agli ospedali dove vincono le aste. Possiamo però dire che questo kit non è andato all’estero e che i numeri delle persone interessate al fatto sono davvero molto contenuti». «La nostra prima preoccupazione rimane quella di salvaguardare la salute del cittadino. In questa vicenda Regione Lombardia sta agendo a stretto contatto con gli ospedali interessati affinché vengano assunte tutte le possibili precauzioni in tal senso. Certamente ci si rivarrà nei confronti della casa farmaceutica perché rifonda i danni provocati ai pazienti, oltre che alle aziende ospedaliere», ha affermato il Vicepresidente e Assessore alla Salute di Regione Lombardia, Mario Mantovani.