Lugano, 4 febbraio 2014 - Quattro anni fa il loro obiettivo erano i frontalieri, accusati di rubare il lavoro agli svizzeri, oggi sono i padroncini, raffigurati come grossi ratti famelici in salopette, incuranti di mettere sul lastrico imbianchini, elettricisti e idraulici scudocrociati. A pochi giorni dal referendum di domenica sale la tensione in Svizzera contro immigrati e lavoratori stranieri, rinfocolata dai due partiti di centrodestra, Udc e Lega dei Ticinesi che più di tutti si sono spesi per sospendere, attraverso la legittimazione popolare, il trattato di Schengen.

Non è un caso che sui muri delle principali città d’oltreconfine siano riapparse le pantegane-frontalieri della campagna “Bala i ratt”, antico cavallo di battaglia dell’Unione Democratica di Centro, quattro anni fa sotto la lente d’ingrandimento del Consiglio di Stato in seguito alla mozione sollevata dai socialisti che avevano accusato il partito di destra di xenofobia. Una questione particolarmente sentita in Ticino, dove i frontalieri sono quasi un terzo della popolazione attiva, ovvero oltre 60mila persone provenienti dalle province di Como, Varese e Sondrio. Non è un caso, infatti, che la campagna referendaria da queste parti sia spinta da Udc e Lega, rispettivamente il primo partito in Svizzera e il movimento politico più votato nel cantone di lingua italiana.

«L’immagine che abbiamo scelto di usare può essere forte, ma mette in evidenza un problema serio — spiega Marco Chiesa, delegato per l’Udc al Gran Consiglio —. Rispetto alla volta scorsa sono cambiati i protagonisti, non più i frontalieri ma i padroncini. Artigiani che entrano in Svizzera, fanno il loro lavoro e tornano a casa. Proprio come fa il topolino che entra in casa, gratta un po’ di formaggio e se ne va. Il frontalierato andava bene quando aveva un effetto complementare, ora l’effetto è sostitutivo e quindi servono contromisure». Intanto al di qua del confine non mancano le reazioni. «Prima di tutto viene il rispetto per la persona per cui non possono certo passare inosservate queste campagne denigratorie — interviene Francesco Dotti, consigliere regionale di Fratelli d’Italia eletto sul Lario —. Stiamo già affrontando in commissione per i rapporti con la Confederazione Elvetica le tematiche sollevate dall’Udc».

di Roberto Canali