Milano, 27 gennaio 2014 - Paura sui treni. Come in un brutto film. Tormentate le linee bergamasche. Donne spesso vittime. Già da settembre era stata rilevata una escalation del rischio, soprattutto nelle ore serali e notturne. Il bilancio finale del 2013 parla di 58 casi denunciati, che vanno dalle aggressioni, alle minacce a viaggiatori e personale, molestie e persino due tentati stupri.

Trenord precisa, puntualizza che «l’incolumità e la sicurezza dei clienti sono obiettivi prioritari», «l’attenzione è massima», «l’azienda agisce in stretto coordinamento con le forze dell’ordine». Il personale viaggiante è «istruito per la corretta prevenzione e gestione delle situazioni critiche». Vengono messe in campo «azioni di monitoraggio e controllo condotte dalla Direzione Security di Trenord», squadre anti-evasione e squadre di sicurezza «operano ogni giorno a bordo di decine di treni su tutte le linee della Lombardia e nelle stazioni più frequentate».

«Ma alla Direzione Security — saetta Francesco Ferrante, segretario della Fit Cisl della Lombardia — sono soltanto in tre. Questo la dice lunga sul sistema». In realtà sono pochi di più, cinque più una segretaria, quando ne sarebbero necessari almeno una quindicina. Nata nel gennaio 2011, dopo la fusione fra Trenitalia e Le Nord, la struttura è coordinata da un ufficiale dei carabinieri in congedo, con alle spalle un folto passato professionale. Dovrebbe essere operativa su tutto il territorio regionale, controllando convogli e stazioni e coordinandosi con le forze di polizia.

Impensabile con un organico tanto risicato. Nonostante questo, la piccola squadra ha colto più di un successo, come fornire la foto del secondo rapinatore del sanguinoso colpo del 18 gennaio all’ufficio postale di Cogliate, individuare il vandalo che infrangeva i vetri dei treni a martellate, scoprire a Busto Arsizio oltre cento abbonamenti falsificati. «Sul fenomeno — continua Ferrante — delle aggressioni a bordo treno ai viaggiatori e al personale ho scritto varie volte a Trenord. Risultati zero. L’azienda non prende provvedimenti per invertire la tendenza. Per esempio non si costituisce parte civile, a differenza di quando faceva Trenitalia».

Squadre di un istituto privato sono presenti nelle stazioni milanesi (come per la sorveglianza ai tornelli del Passante) e su alcuni treni, salutate con sollievo dai viaggiatori. Non dispongono ancora del decreto prefettizio per l’attività di vigilanza, il compito è quello di «assistenza» alla clientela. Agenti in borghese circolano sui treni, lo scorso anno un borseggiatore è stato bloccato sulla Milano-Como. E il personale? È critica la voce di Lucia Ruggiero, rappresentante dei pendolari bergamaschi: «I passaggi del personale sui treni non sono sufficienti. Oggi la composizione dell’equipaggio è di un macchinista e di un capotreno-controllore che in certe tratte rimane nella cabina guida. I biglietti non vengono controllati e anche a livello di sicurezza si finisce per non fare molto. Credo che sia scarso anche il controllo nelle stazioni. Penso a Pioltello, dove c’è un cantiere e la stazione era continuamente visitata dai vandali. Intendiamoci, non è solo colpa di Trenord. Per esempio, non vedo molti agenti Polfer né a bordo treno né nelle stazioni». <TB>(1-continua)