Milano, 25 gennaio 2014 - Vicenda tragicamente intricata, quella del metodo Stamina in sperimentazione agli Spedali Civili di Brescia, in cui speranza e disperazione si mescolano in scenari poco chiari. Talmente poco chiari che il presidente della Regione Roberto Maroni decide di istituire una Commissione regionale che compia «un’azione ispettiva». Il gruppo di lavoro dovrà stendere una relazione in tempo per discuterne con il ministro della Salute Beatrice Lorenzin (tra le più ferme avversarie della sperimentazione) che giovedì sarà in Lombardia. «Non c’è mai stato un provvedimento della Regione Lombardia che abbia dato attuazione all’accordo fra l’ospedale di Brescia e la Fondazione Stamina. Però, data la discussione, abbiamo preso la decisione di disporre un’azione ispettiva della Regione sulla vicenda» dice il governatore che ha inoltre deciso di «potenziare le attività di controllo e appropriatezza sulle attività sanitarie e socio-sanitarie in Lombardia, anche per evitare vicende come quelle di Stamina».

Sono in evidente imbarazzo, i vertici della Regione, per una sperimentazione avviata con la precedente amministrazione che ha suscitato e continua a suscitare un vespaio di polemiche. Da un lato la prima Commissione ministeriale che ha bocciato il metodo Vannoni, dall’altro pazienti e familiari che continuano a difendere il metodo. Ma sul capo di Vannoni e della fondazione Stamina sono piovute ultimamente anche denunce di pagamenti non dichiarati. Vicenda tutta ancora da chiarire insomma. E l’opposizione di centrosinistra del Pirellone insorge. Non piacciono infatti le parole di Maroni che alleggeriscono la posizione della Regione in merito al via dato alla sperimentazione. Sia Antonio Girelli del Pd che Umberto Ambrosoli, chiedono che nella seduta di mercoledì della commmissione Sanità «vengano calendarizzate le convocazioni di seduta per svolgere un’indagine conoscitiva su tutta la vicenda» e stigmatizzano che la Regione voglia «scaricare la responsabilità sul presidio ospedaliero di Brescia». 

Il Pd in particolare chiede che vengano coinvolti «oltre al personale medico degli Spedali Civili, anche i “saggi” nominati da Maroni per la sanità lombarda, a partire dai professori Veronesi e Remuzzi, i responsabili dei tre laboratori lombardi certificati a livello internazionale per la manipolazione delle cellule staminali, nonché il vicepresidente di Fondazione Stamina Marino Andolina, autore di dichiarazioni inquietanti rispetto al coinvolgimento di Regione Lombardia». Ambrosoli chiede che tutto venga riportato «in capo alla comunità scientifica», e anche il direttore del Mario Negri, lo scienziato e farmacologo Silvio Garattini, stronca l’idea di nuove ispezioni e commissioni: «Si dovrebbe chiudere questo capitolo bocciando completamente il progetto Stamina».