Tribunale, telecamere e raggi X riparati. E la donna arrestata non parla

Si è avvalsa della facoltà di non rispondere Rosamaria Capasso, la 38enne che martedì mattina aveva aggredito il pm Alessia Menegazzo e la cancelliera Maria Pia Sciortino

CONTROMISURE Sopra, la riparazione dello scanner; a destra, Rosamaria Capasso

CONTROMISURE Sopra, la riparazione dello scanner; a destra, Rosamaria Capasso

Lodi, 29 maggio 2014 - Si è avvalsa della facoltà di non rispondere Rosamaria Capasso, la 38enne, originaria del Napoletano ma residente a Lodi da tempo, insegnante precaria, che martedì mattina aveva aggredito il pm Alessia Menegazzo e la cancelliera Maria Pia Sciortino dopo essere entrata nel palazzo di Giustizia di viale Milano con una lama da 32 centimetri. Ieri mattina per l’udienza di convalida davanti al gip Isabella Ciriaco, la donna, è stata accompagnata dalla polizia penitenziaria dall’ospedale di Codogno, dove era ricoverata dal giorno dell’aggressione, direttamente all’aula interrata del tribunale. Il giudice dopo aver convalidato l’arresto ha disposto la misura cautelare degli arresti domiciliari nel nosocomio di Codogno. La Capasso, assistita dagli avvocati Carlo Maria Speziani e Paolo Muzzi, deve rispondere di violenza a pubblico ufficiale, danneggiamento aggravato, lesioni e porto di oggetti atti a offendere.

In attesa del passaggio degli atti alla procura di Brescia la donna verrà sorvegliata giorno e notte nel reparto psichiatrico del presidio ospedaliero. Intanto, ieri mattina la ditta incaricata dal Comune ha provveduto a riparare lo scanner a raggi X per il controllo delle borse che vengono introdotte a palazzo di Giustizia. Dopo il botta e risposta tra procura e Comune di mercoledì mattina sul malfunzionamento del metal detector all’ingresso dell’edificio inoltre, i tecnici sono intervenuti per tentare di risolvere il problema. Pare non ci siano ancora riusciti perfettamente in quanto deve essere calibrato ancora alla perfezione. Riattivato invece, quello sì, il servizio di registrazione su tre telecamere della videosorveglianza che dal 2012 riprendevano solo in presa diretta senza la possibilità di avere a disposizione un monitoraggio remoto delle immagini.

«Non possiamo che essere contenti dell’intervento di riparazione che si è fatto su alcuni strumenti per la sicurezza del palazzo di Giustizia – ha spiegato il procuratore capo, Vincenzo Russo –. Il metal detector dovrà essere ancora sistemato a dovere, ma questa volta ho avuto rassicurazioni che ci saranno altri interventi in tempi brevi. Esiste l’esigenza di abbassare i toni tra le istituzioni, ritrovando la collaborazione con il Comune».