Una folla ai funerali di Teresa Costanza, la famiglia: "Uniti nel suo nome"

Zelo, la cerimonia per la 30enne uccisa a Pordenone a colpi di pistola

LACRIME E APPLAUSI Amici, parenti e familiari hanno salutato il feretro di Teresa Costanza tributandole un ultimo, caldo, addio (Cavalleri)

LACRIME E APPLAUSI Amici, parenti e familiari hanno salutato il feretro di Teresa Costanza tributandole un ultimo, caldo, addio (Cavalleri)

Zelo Buon Persico, 26 marzo 2015 - «Dobbiamo restare uniti, è stato detto fin troppo sulla nostra Teresa e ora dobbiamo soltanto pensare a non lasciare da soli i suoi genitori». A parlare, con un filo di voce, è uno dei cugini di Teresa Costanza, la 30enne barbaramente freddata con due colpi di pistola a Pordenone, martedì scorso, mentre si trovava fuori dal palazzetto dello sport per prendere il suo fidanzato, Trifone Ragone, anch’egli ucciso quella stessa maledetta notte. La chiesa di Sant’Andrea, dove ieri mattina è stato celebrato il funerale della bella Teresa, era gremita. Tra quelle navate in pochi potevano dire di conoscere veramente quella bellissima ragazza dagli occhi blu, che a Zelo aveva passato poco meno di un paio d’anni. Ma la sua famiglia è conosciuta in paese, arrivati dalla Sicilia dopo una breve parentesi a San Donato Milanese, ormai quattro anni fa.

Una cerimonia fatta di grande compostezza e dignità, con la famiglia a dribblare microfoni e telecamere per chiudersi in un dolore troppo grande, e terribile, per essere condiviso. Dall’altare allora ci ha pensato don Gianfranco Rossi a ricordare Teresa, la vera Teresa, lontana dalle luci di una discoteca o dal lampo di una pistola. Il parroco ha parlato di «un evento tragico, una morte assurda». Poi ha aggiunto: «Purtroppo, come sempre capita in queste situazioni, tragicamente si va a dire di tutto e di più. In questi giorni sono venute fuori molte cose, ma le vogliamo lasciare dove sono perché non fanno altro che alimentare il dolore dell’uomo». Il mondo è crollato addosso a un’intera famiglia, che in pochi giorni ha visto gli inquirenti scavare fin nel profondo della vita di una coppia la cui morte resta a tutt’oggi senza un perché. In tantissimi allora hanno voluto partecipare alle esequie. Molti non conoscevano direttamente Teresa ma non per questo hanno rinunciato a far sentire la loro vicinanza a mamma Carmelina e papà Rosario, oltre al fratello più piccolo “Gero”. «Noi siamo qui nel dolore, affranti – ha proseguito il parroco –. Facciamo fatica a capire, volendo sempre trovare un senso a tutto ciò che ci accade. Perché soffrire, perché morire, perché la disperazione. Teresa ha cercato di vivere la sua vita nella ricerca di un senso, della verità e dell’amore. Una ricerca tragicamente conclusa, ma che tuttavia continua anche dopo la morte», ha cercato di restituire un po’ di speranza, interrompendosi solo quando un anziano signore non ha retto al dolore e alla commozione accusando un lieve malore, subito portato fuori dai volontari della Croce rossa. «Qualcuno – ha poi ripreso don Gianfranco – ha stroncato la sua vita in maniera orrenda. L’unica cosa che mi sento di chiedere oggi allora è che chi ha commesso questo orrendo delitto abbia la capacità di ravvedersi, e di tornare in sé. Invochiamo proprio questo, chiediamo al Signore che chi ha compiuto questo gesto assurdo possa ricordarsi di essere una persona, pentendosi, perché non c’è mai una motivazione che valga più della vita di una persona. Mai».

gabriele.gabbini@ilgiorno.net