Salvata da uno stupro da due clochard: resta in carcere l'aggressore marocchino

Santo Stefano, la 26enne salvata da due clochard sul convoglio Milano-Piacenza. I commenti dei lettori su ilgiorno.it

I carabinieri alla stazione di Santo Stefano Lodigiano (Gazzola)

I carabinieri alla stazione di Santo Stefano Lodigiano (Gazzola)

Lodi, 18 aprile 2015 - Il gip di Lodi Alessandro Del Corvo ha disposto la misura cautelare del carcere nei confronti del marocchino 24enne accusato di aver tentato di stuprare, giovedì sera, attorno alle 22, sul convoglio della linea ferroviaria Milano-Piacenza, una studentessa universitaria di 26 anni che abita nel capoluogo emiliano. Durante l’udienza di convalida dell’arresto l’imputato ha risposto alle domande del giudice di Lodi. L’uomo, secondo le prime ricostruzioni, avrebbe avvicinato la ragazza approfittando del fatto che il vagone fosse vuoto e, dopo essersi calato i calzoni, avrebbe bloccato con violenza la 26enne, palpeggiandola e tentando di spogliarla. A salvarla dall’incubo il tempestivo intervento di due passeggeri del vagone adiacente, un ragazzo tunisino e un uomo italiano, entrambi senza fissa dimora, che sono intervenuti con la forza per bloccare il malvivente e chiamare le forze dell’ordine. Il marocchino rimarrà nella casa circondariale della Cagnola per alcuni giorni, poi dovrà essere spostato in un carcere idoneo con celle isolate che possa garantire la sua incolumità.

Inevitabili allora, dopo un dramma che fortunatamente è stato soltanto appena sfiorato, i commenti di molti lettori, rimasti profondamente colpiti dalla vicenda. Da un lato la mancanza di sicurezza nel buio di quei convogli solitari, dall’altro la gratitudine verso una categoria spesso emarginata e guardata con diffidenza, ma il cui provvidenziale intervento ha permesso di impedire che una giovane ragazza piombasse nel terrore più puro. «Sul Passante Trenord non ho mai visto il controllore – scrive kikka, sulle pagine elettroniche de ilgiorno.it –. Spesso capita dalle 20 di trovare i treni vuoti e decisamente pericolosi per le ragazze sole». «Purtroppo va così – le fa eco Lola –. Sui treni non c’è il minimo controllo. A volte vedi il capotreno accanito che chiede biglietti o rincorre persone. Altre volte non c’è nessuno che ti faccia sentire meno sola quando il treno é vuoto». Lucida poi la riflessione di Loris: «Senzatetto che sanno cos’è il senso civile e spero sia loro riconosciuto in qualche modo – tiene a sottolineare –. E stavolta dobbiamo proprio dire grazie a queste persone che spesso guardiamo con diffidenza». «Possibile – continua invece Milly, sempre da ilgiorno.it – che la nostra sicurezza di pendolari debba dipendere da chi magari si trova in treno per dormire, vivere o trascorrere qualche ora? Grazie ai clochard», che hanno deciso di uscire dall’anonimato proprio nel momento in cui c’era più bisogno di loro, senza pensare ai rischi che avrebbero potuto correre: «Trovare persone che ci aiutano in situazioni di pericolo non è mai facile – spiega infatti un altro lettore che si firma Sissipao –. Questi due clochard devono difendersi da tutto e tutti e non hanno paura di esporsi e rischiare. Un altro non so se avrebbe fatto lo stesso».