"Fregate" dai preti, due prof in causa con la scuola Diocesana

Le insegnanti del liceo lodigiano invitate a dimettersi per la carenza di alunni. Poi, all momento della liquidazione, dalla busta paga spariscono 3.500 euro a testa

VERTENZA L’ingresso della scuola Diocesana (Cavalleri)

VERTENZA L’ingresso della scuola Diocesana (Cavalleri)

Lodi, 1 aprile 2015 - Stupite dapprima, poi incredule e solo infine profondamente deluse. Tanto da fare causa al loro datore di lavoro. È il caso di due insegnanti della Fondazione scuole Diocesane, a Lodi, costrette a dimettersi a causa della carestia di nuove iscrizioni e poi, nonostantante le tante rassicurazioni ricevute, private di parte della liquidazione per un totale di 7mila euro: non proprio bruscolini. La storia è semplice. Le due professoresse lodigiane, la 40enne Roberta Zuccotti e la collega Chiara Inzani, di 42 anni, lavoravano in Fondazione rispettivamente da 7 e 15 anni quando, a causa del numero sempre più basso di nuovi studenti, sono state ‘invitate’ a lasciare la loro cattedra. Entrambe infatti erano abilitate a insegnare anche negli istituti statali, al contrario di molte colleghe, ragione che è bastata a fare di loro le prime della lista dei partenti, avendo più possibilità di trovare un nuovo impiego. Non solo. Stando all’avvocato Giambattista Badinotti che le difende, il rettore dell’istituto lodigiano, don Vincenzo Giavazzi, avrebbe anche garantito personalmente alle professoresse che, in caso di dimissioni, anche repentine, non avrebbero subìto penalità alcuna, pur avendo da contratto l’obbligo di preavviso di almeno due mesi. «E lo ha fatto pubblicamente – precisa la toga – per giunta di fronte ad alcuni sindacalisti». Salvo poi rimangiarsi la parola data: «Se ci penso sto ancora male – ammette Roberta Zuccotti, una delle due insegnanti finite nella bufera –. Per non parlare del fatto che, per essere in regola, avrei dovuto presentare le dimissioni entro il 30 giugno 2014, cosa per me impossibile dato che stavo seguendo i ragazzi per la maturità, finita solo ai primi di luglio». E come ulteriore tutela, nella lettera di dimissioni firmata, timbrata e protocollata proprio dal preside, le insegnanti avevano scritto chiaramente che se ne sarebbero andate solo se, come da accordi, non ci fossero state sanzioni per il mancato prevviso. «Abbiamo lasciato un posto fisso per uno a termine – continua la Zuccotti –, e tutto solo per andare incontro alle esigenza della scuola. Ora invece mi trovo con 3.500 euro in meno nel tfr e con un contratto di supplenza che scade al 30 agosto. È assurdo».

Gabriele Gabbini