Marzo, mese caldo per la Provincia: già dimezzati i costi del personale e dipendenti a rischio

Lodi, delibera approvata. Entro il 31 attesa la lista di chi va ricollocato

Palazzo San Cristoforo

Palazzo San Cristoforo

Lodi, 4 marzo 2015 - Marzo, mese caldissimo per la partita delle Province. O forse no. C’è grande confusione sotto il cielo di Lodi, che è comunque in vasta e buona compagnia: due dei più importanti appuntamenti di questo mese potrebbero – condizionale d’obbligo – slittare all’estate o addirittura dopo. Da un lato, non è detto che entro il 31 marzo venga compilata la lista dei dipendenti in sovrannumero, ovvero quelli da ricollocare in altri enti pubblici insieme alle funzioni che verranno tolte alla Provincia stessa come prevede la legge Delrio. Dall’altro, non è detto che entro questo mese lo Stato provveda al prelievo di 9,3 milioni (vera e propria mannaia, se si considera che il Bilancio è di 17,5 milioni). Perché la situazione è ancora molto magmatica su diversi fronti: sul piano della riorganizzazione del personale (a oggi 179 persone), non si sa ancora quali servizi rimarranno all’ente di area vasta e quali verranno gestiti (e quindi pagati) dalla Regione; sul piano della sforbiciata ai conti, a livello centrale «si stanno accorgendo che i tagli lineari non sono sostenibili – spiega il presidente Mauro Soldati –. Stanno ragionando sui fabbisogni standard ed è possibile che alla fine il prelievo sia inferiore a quello previsto».

Intanto una certezza ‘marzolina’ c’è: la delibera con cui l’ente dimezza il costo del personale. La scadenza era il primo marzo, il documento è in effetti già stato approvato ma non ancora pubblicato. «Ad aprile 2014 la spesa per i dipendenti, che erano 189, ammontava a 6,9 milioni – spiega Soldati –, sulla base di quanto deciso dalla legge di Stabilità ci è viene chiesto di dimezzarla e così abbiamo fatto». Tre milioni e mezzo di euro, dunque, per pagare gli stipendi di chi continuerà a lavorare in Provincia. Tutti gli altri saranno inseriti nella famosa lista, a disposizione per la mobilità in altri enti pubblici: Comuni, tribunali, Regioni. O ancora organi statali, come l’Agenzia nazionale per l’occupazione, prevista dal Jobs Act, che dovrebbe riassorbire i dipendenti dei centri per l’impiego provinciale. Una lista dei salvati e una dei sommersi? Non è così semplice. Perché se è vero che sindacati e lavoratori temono si crei una black list stilata secondo criteri per ora misteriosi, è vero anche che finire nell’elenco dei sovrannumero potrebbe dare più garanzie di reimpiego. Nell’elenco finirebbero: i pensionandi secondo i criteri pre-Fornero e tutti coloro che andrebbero a svolgere le proprie funzioni sotto il cappello di un altro ente. Tutti salvi dunque? Neanche questo è così semplice: per chi finisce nel gruppo della mobilità (una novantina), il punto di domanda è dato dal fatto che questi altri enti, in primis Regione Lombardia per giochi politici, non stanno dimostrando molta fretta nell’accollarsi funzioni e dipendenti provinciali. Ed è per questo che Soldati sta sondando insieme ai colleghi la possibilità, o meno, di ‘ribellarsi’ alla scadenza del 31 marzo (come hanno chiesto i candidati Usb per le Rsu). Per chi resta nell’ente c’è la spada di Damocle del default. «Le preoccupazioni dei miei colleghi sul loro futuro sono legittime – precisa il direttore generale Francesco Rindone – ma il vero dramma è un altro: la sostenibilità finanziaria. Se il piano di prelievi statali resta questo, nel 2017 dovremmo dare 21,5 milioni. Con un bilancio di 17,5 milioni, è evidente che dal Governo devono ripensarci». E intanto però, se anche gli stipendi dei dipendenti sono in regola, non lo sono le manutenzioni delle strade. E potrebbe essere solo l’inizio.

valentina.bertuccio@ilgiorno.net