Profughi a Lodi. Alcuni sindaci propongono: "Apriamo le case cantoniere"

Ipotesi ancora tutta da verificare nella sua fattibilità, ma è un primo passo da parte dei primi cittadini dopo l'aut aut del prefetto

MIGRANTI Ogni giorno a Lodi arrivano piccoli gruppetti di profughi. Il prefetto vorrebbe distribuirli in tutto il territorio (Cavalleri)

MIGRANTI Ogni giorno a Lodi arrivano piccoli gruppetti di profughi. Il prefetto vorrebbe distribuirli in tutto il territorio (Cavalleri)

Lodi, 27 febbraio 2015 - Com'era già successo un anno fa, il tema dei profughi spacca il fronte dei sindaci lodigiani. Due correnti si stanno coagulando intorno a due diversi documenti di risposta alla lunga lettera con cui, qualche giorno, fa il prefetto di Lodi Antonio Corona li ha invitati a partecipare in prima persona all’accoglienza dei richiedenti asilo, ospitandone piccoli gruppi invece di lasciare tutto in mano a privati e cooperative. Da un lato gli oltranzisti del «no, grazie», che si stanno raccogliendo intorno a Claudio Bariselli, primo cittadino leghista di Marudo. Per ora ci sono le adesioni formali di Borghetto e Castiglione. Il tema è l’assenza di spazi ma, soprattutto, la difficoltà ad accettare che che gli stranieri ricevano vitto e alloggio, al contrario di tanti cittadini italiani vittime della crisi.

Dall'altro i possibilisti, che, di fronte alla pressione del prefetto, non volendo dire no a prescindere, aprono a soluzioni alternative. Perlopiù di centrosinistra, questi primi cittadini sono guidati dal pd Luca Marini di San Martino in Strada. Questo scenario prevederebbe lo sfruttamento delle case cantoniere, che sono di competenza provinciale. «Si tratta di poco più che un’ipotesi», spiega il presidente della Provincia Mauro Soldati. Ipotesi tutta da verificare e infatti le verifiche di fattibilità sono già partite l’altro ieri.

«Siamo un gruppo di sindaci che sta ragionando sulla risposta da dare al prefetto – spiega Marini –. A seconda di quello che emergerà il numero potrebbe aumentare o diminuire. Di certo non sarà un documento del Pd, vorremmo la massima condivisione possibile e il testo della lettera sarà inviato a tutti i Comuni lodigiani. Non ci sarà però spazio per pregiudizi di stampo politico». A questo punto è probabile che entro il 10 marzo, ultimo giorno utile per rispondere alla lettera del prefetto, saranno redatti due diversi documenti, uno di netta chiusura e uno più aperturista. Chissà che non basti questo a scongiurare le ‘misure non convenzionali’ ventilate da Antonio Corona in caso di mancata risposta al suo Sos.

I profughi nel Lodigiano sono ormai oltre 150, qualcuno tra quelli che hanno finalmente ottenuto l’asilo, sarà allontanato dalle strutture di ospitalità per iniziare a camminare con le proprie gambe.