Mamma di 17 bambini e prof di ripetizione assolte: "Non plagiarono i ragazzi"

Entrambe erano alla sbarra con l’accusa di aver obbligato i minori chiamati a testimoniare dal Tribunale di Lodi durante il processo al capofamiglia Davide Parini (assolto nel 2009 dall’accusa di aver maltrattato uno dei suoi ragazzi), a dichiarare il falso alle domande del giudice di Carlo D'Elia

Anna Interlandi

Anna Interlandi

Lodi, 29 ottobre 2014 - Assoluzione con formula piena per Anna Interlandi Parini, la “super-mamma” di 17 bambini (16 avuti in affido, più una figlia naturale) residente all’epoca dei fatti a Castiglione d’Adda, e Gloria Forcella, la ragazza che si occupava di dare ripetizioni ai ragazzi e che ha frequentato per cinque anni la casa dei Parini. Entrambe alla sbarra con l’accusa di aver obbligato i minori chiamati a testimoniare dal Tribunale di Lodi durante il processo al capofamiglia Davide Parini (assolto nel 2009 dall’accusa di aver maltrattato uno dei suoi ragazzi, ndr), a dichiarare il falso alle domande del giudice. Ha ascoltato in silenzio la lettura del dispositivo da parte del giudice Vincenzo Picciotti, la Interlandi, prima di dirigersi verso l’uscita molto emozionata. Per la donna è la seconda assoluzione a distanza di quattro anni. Respinta la tesi del pubblico ministero che aveva chiesto 10 mesi di reclusione per Anna Interlandi e 8 mesi nei confronti di Gloria Forcella. Insufficienti le dichiarazioni dei due testimoni minorenni che secondo l’accusa avrebbero dichiarato il falso in aula.

Tanto meno sono bastate le intercettazioni telefoniche e ambientali che gli inquirenti avevano acquisito nel 2009, poi utilizzate dalla Procura di Lodi per comporre il capo d’imputazione. «Le conversazioni telefoniche tra Anna Interlandi e uno dei ragazzi sono eloquenti: la donna aveva chiesto esplicitamente di dire la “verità” altrimenti ci sarebbero state ripercussioni» aveva detto in aula il pm Raffaella Vercesi. «Richieste pesanti» secondo l’avvocato difensore dei due imputati: «Il capo d’imputazione è grave e si riferisce a testimoni che dovrebbero essere stati minacciati o corrotti — ha spiegato durante la sua arringa il legale difensore Marina Vaciago del Foro di Milano —. Non c’è stata alcun tipo di violazione. Dalle intercettazioni non emergono minacce. I ragazzi avevano avuto solo paura che la loro situazione familiare, già disastrata, potesse aggravarsi. Stiamo giudicando Anna Interlandi solo per uno strascico di un processo iniziato dalla calunnia di uno dei ragazzi ai danni del capofamiglia». Entro fine anno il giudice depositerà le motivazioni che hanno portato alla sentenza. Solo allora si capirà se la Procura ricorrerà in Appello, ripetendo la scelta fatta dopo l’assoluzione del capofamiglia Davide Parini.