LodInnova, un flop salato

Il polo fieristico progettato nel 1997 e inaugurato nel 2009 corre il rischio di essere ‘pagato due volte’ dai lodigiani dopo la manifestazione d’interesse di Sal

Il polo situato a San Grato

Il polo situato a San Grato

Lodi, 2 maggio 2016 - I lodigiani potrebbero "pagare 2 volte" il polo fieristico LodInnova ma corrono anche il rischio di "svenderlo" a qualche privato. Progettato quasi 20 anni fa (nel '97) ad un costo di 5,5 milioni di euro e inaugurato 12 anni dopo, nel 2009, con un consuntivo di spesa di 9 milioni, il centro di San Grato è stato finanziato pubblicamente dalla società consortile Lodi Progress, poi LodInnova srl (Provicia 38,2% di quote, Comune e Camera di Commercio 30,5%, Confartigianato e Unione Artigiani 0,4%) tramite un mutuo da 3 milioni di euro con un contributo regionale da 6 milioni. Ora però, fallito ogni tentativo di lanciare un'attività fieristica e andata deserta l'asta da 4,5 milioni, LodInnova ha avviato una trattativa privata di vendita con Sal, Società Acqua Lodigiana, partecipata interamente dai 61 Comuni della provincia, che è in affitto (a oltre 87 mila euro l'anno) al secondo piano della palazzina uffici: i lodigiani, dunque, attraverso le bollette, potrebbero "ricomprare" l'ormai ex polo fieristico. Eppure, questo, potrebbe essere ancora il minore dei mali. LodInnova con l'assemblea del 6 aprile scorso, è stata messa in liquidazione: commissario è l'ex presidente del cda, Tommaso Danova, che spiega: "La perdita nel 2015 è di 1,9 milioni di euro, ma oltre 1,6 milioni sono legati all'adeguamento 'tecnico' del valore dell'immobile alla perizia del Tribunale. I circa 300 mila effettivi sono ridotti rispetti al disavanzo 2013 di 470 mila euro e 2014 di 315 mila. Gli enti soci, comunque, non ripianano la perdita, che viene riportata in bilancio. Al momento, per la vendita della fiera, abbiamo una sola manifestazione di interesse da parte di Sal, ma non è escluso che ne arrivino altre. Dal punto di vista dei contribuenti, l'eventuale vendita a Sal è positiva: da una parte pagano ma dall'altra incassano. E, se la struttura resta nel pubblico, è più vantaggioso". "Sal è l'acquirente più probabile, perché è la società che meglio potrebbe sfruttare questa tipologia di spazi, altrimenti poco fungibili - afferma il presidente camerale, Carlo Gendarini -. Purtroppo la vendita avviene ad un prezzo inferiore al costo, per un naturale deprezzamento e perché il mercato degli immobili industriali è fermo. Non si gioisce ma il fatto che ciò che è stato speso dai lodigiani resti a loro è una preoccupazione in meno piuttosto che fare un 'regalo' ad un privato. In più i tempi stringono. Il Governo impone agli enti una verifica sulle proprie partecipate e se per noi, come Camera, LodInnova ha un senso, per la Provincia, tolta la delega del marketing territoriale, non ne ha più; inoltre la società è in disavanzo da anni, non per cattiva gestione ma perché, come predetto già 20 anni fa quand'ero presidente di AssoLodi, le fiere locali non hanno possibilità di sviluppo. Liquidare è un atto di realismo". "La vendita a Sal? I sindaci hanno dato disponibilità all'acquisto; si tratta di trasformare il costo dell'affitto, comunque già in bolletta e che verrebbe pagato anche in altra sede, in mutuo - afferma Mauro Soldati, presidente della Provincia -. Anche Anci paga un affitto per la sede in Provincia e noi intendiamo vendere al Ministero, quindi ancora ai contribuenti, la caserma dei carabinieri: sono cose possibili. Non c'è rischio che la Regione richieda indietro i soldi destinati al polo fieristico: i termini temporali sono superati. Ma LodInnova non è più strategico: dobbiamo vendere; probabilmente non ne ricaveremo un grande credito, ma l'importante è estinguere il mutuo".

"Sal non ha partecipato all'asta perché il costo era troppo elevato - fa sapere la società -; abbiamo ricevuto disponibilità all'acquisto dai sindaci, anche per riunificare le tre sedi (1 a Casale, 2 nell'area Pip a Lodi, il centro direzione e un laboratorio poco distante), ma al momento non ci sono atti formali di trattativa privata".  Polo fieristico: vent'anni dopo Il progetto per un polo fieristico viene presentato dalla Camera di commercio il 28 febbraio 1997: il preventivo è di 5,5 milioni di euro ma alla fine verranno spesi oltre 9 milioni di soldi pubblici, circa 6 dei quali, finanziati dalla Regione. L'1 febbraio 2000 nasce Lodi Progress (soci Provicia 38,2% di quote, Comune 30,5% che mette a disposizione l'area), Camera di Commercio 30,5%, Confartigianato 0,4%, Unione Artigiani 0,4%), società che ha lo scopo di realizzare la struttura destinata a centro servizi alle imprese, per fiere e per marketing territoriale. Ma il cantiere si ferma per la rescissione del contratto di due imprese; solo nell'aprile 2007 l'appalto viene affidato al Consorzio Emiliano Romagnolo (Cer) per il completamento. L'immobile viene inaugurato il 23 maggio 2009: è composto da 2 padiglioni espositivi da 2 mila mq, una palazzina uffici con sala convegni da 300 posti da 2.750 mq, un'area parcheggi da 400 posti di 13 mila mq. Su un'ala nell'aprile 2009 viene installato un impianto fotovoltaico: la ditta Imet ne ha l'usufrutto fino al 2034. Il 23 marzo 2011 LodiProgress chiude e passa le consegne a LodInnova. Ma le fiere sono sporadiche (nel 2015 solo due dell'elettronica e due mercatini dell'usato a maggio e novembre), il centro servizi non decolla (il Consorzio Lodi Export, ad esempio, rifiuta di trasferirvisi e opta per il Ptp). Tramite la Camera di commercio, vi si insediano una ventina di start up con la formula del co-working: dopo la decisione di vendere oggi ne sono rimaste 5, ancora in cerca di spazi dove traslocare. Dall'1 luglio 2012 il secondo piano della palazzina è affittato a Sal (fino al 30 maggio 2018) ad un canone di circa 87.500 euro. A fine 2015 i soci decidono di vendere: l'immobile, gravato da ipoteca, in seguito a perizia è messo all'asta per 4,5 milioni. Non viene presentata alcuna offerta. Si avvia la trattativa privata.