Venerdì 26 Aprile 2024

Guerra del part-time in ospedale. Lodi, i sindacati denunciano pesanti pressioni sul personale che lo adotta

La denuncia arriva dal sindacato autonomo Confsal: "Da settimane l’azienda fa pressioni incredibili affinché chi ha stipulato un part-time a tempo indeterminato firmi il passaggio a tempo determinato – spiega il segretario Confsal, Stefano Lazzarini – minacciando in caso contrario di modificare il contratto da part a full-time a partire dal 2015" di Valentina Bertuccio D'Angelo

Ospedale Maggiore di Lodi

Ospedale Maggiore di Lodi

Lodi, 20 dicembre 2014 - È il part-time il nuovo terreno di scontro sindacale sui cui rischia di scivolare l’Azienda ospedaliera di Lodi. Da un lato, le proteste di chi – poco meno di un centinaio, perlopiù donne – ha stipulato questo tipo di contratto anni fa e vorrebbe mantenerlo; dall’altro le necessità organizzative di un ente che, per rimanere entro il limite del 25 per cento di lavoratori part-time sul totale del personale, vorrebbe ridiscutere i contratti più vecchi per concederne di nuovi. La denuncia arriva dal sindacato autonomo Confsal: «Da settimane l’azienda fa pressioni incredibili affinché chi ha stipulato un part-time a tempo indeterminato firmi il passaggio a tempo determinato – spiega il segretario Confsal, Stefano Lazzarini – minacciando in caso contrario di modificare il contratto da part a full-time a partire dal 2015».

IL NOSOCOMIO Il ‘Maggiore’ A destra il volantino con cui la direzione del personale convoca i dipendenti part-time22 gennaio 2013,Ospedale maggiore LodiRaccomandate a casa e volantini appesi in ospedale rappresentano, per molti lavoratori che si sono lamentati, un tentativo insopportabile di convincerli se non costringerli a modificare l’orario di lavoro. Il problema riguarda in particolare coloro che hanno ottenuto il tempo parziale prima del 2008, prima cioè del decreto legislativo (il 150 del 2009) con cui l’allora ministro Brunetta toglieva l’obbligo agli enti pubblici di assegnare part-time solo indeterminati. C’è di più: «Nel 2010 il governo Monti diede agli enti pubblici sei mesi di tempo per ridefinire anche i contratti pre2008 – prosegue Lazzarini –, l’ospedale di Lodi non lo fece allora ma vuole farlo adesso. Vuole, insomma, fare una cosa che la normativa non consente più di fare». Per questo il sindacato promette battaglia: «Aspettiamo di vedere cosa farà l’azienda il primo gennaio, siamo pronti con i nostri avvocati, perché molte di queste persone hanno figli piccoli o anziani o disabili da accudire».

I vertici dell’Ao non ci stanno. Per il direttore amministrativo Francesco Magni, «l’azienda non ha nulla contro il tempo parziale, se pure è più complicato da organizzare». Vero, la dirigenza sta cercando di ricontrattare i diversi part-time, «perché da un lato dobbiamo rispettare il limite del 25 per cento, dall’altro dobbiamo anche concederlo a chi ne ha i requisiti». In poche parole, se un’infermiera ha ora un figlio piccolo deve potervi accedere ma per farlo un’altra con i figli ormai cresciuti deve rinunciarci, proprio perché non ha più i requisiti. «So che c’è un sindacato che la pensa diversamente – prosegue Magni – ma dal nostro punto di vista noi possiamo ritrattare ogni contratto, anche quelli antecedenti il 2008, se serve a garantire il servizio. Al momento però non abbiamo negato il part time a nessuno».

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