Operaio sparito nel nulla da cinque anni. La famiglia: "La magistratura si muova"

«Non sappiamo che fine ha fatto nostro padre, scomparso dal giugno del 2009. La magistratura finora non ha fatto nulla e si deve dare una mossa. Dicono che è stato ucciso, ma dove sono le prove»? È accorato l’appello che lancia Francesca Piscopo, una dei quattro figli di Giuseppe Piscopo di Tiziano Troianello

 Giuseppe Piscopo (Cavalleri)

Giuseppe Piscopo (Cavalleri)

Sant'Angelo Lodigiano, 2 ottobre 2014 - «Non sappiamo che fine ha fatto nostro padre, scomparso dal giugno del 2009. La magistratura finora non ha fatto nulla e si deve dare una mossa. Dicono che è stato ucciso, ma dove sono le prove»? È accorato l’appello che lancia Francesca Piscopo, una dei quattro figli di Giuseppe Piscopo operaio e cuoco di origine napoletana venuto a vivere a Sant’Angelo Lodigiano con la famiglia nel 2005 per assecondare il sogno del figlio più piccolo di sfondare nel mondo del pallone e di cui non si sa più nulla. Giuseppe, che adesso avrebbe 70 anni ed era in mobilità alla ditta Poligof di Pieve Fissiraga, era partito con un aereo il 19 giugno del 2009 alla volta di Lagos, Nigeria, forse con il progetto di aprire là un ristorante. Insieme a lui c’erano altri nigeriani e sicuramente la donna Carolina Akpan residente a Melegnano e che aveva conosciuto qualche mese prima. La Akpan era tornata in Italia il 19 luglio 2009 così come previsto. Dal 20 luglio in poi risultano prelievi da 100 e 200 euro con la carta bancomat di Piscopo effettuati a Melegnano e uno a Roma. Francesca Piscopo è stata ospite, martedì mattina, alla trasmissione televisiva “Storie Vere” di Raiuno. Ieri al suo appello si è aggiunto quello di sua mamma, Antonietta Silvestro, colei che il 19 giugno 2009 era tornata a casa dalla spesa del pomeriggio, al Villaggio Pilota di Sant’Angelo, e non aveva trovato, così come invece si sarebbe aspettata, il marito. «Le indagini sul caso di mio marito non sono mai scattate — dichiara Antonietta —. È una cosa inammissibile. Ci sentiamo presi in giro. A ottobre dello scorso anno abbiamo organizzato, a Sant’Angelo, una fiaccolata per accendere i riflettori sul caso di mio marito. In quei giorni il procuratore ci aveva detto che gli investigatori sarebbero partiti per l’Africa a febbraio. Siamo a ottobre e nessuno si è mosso». «A giugno sono stata per tre giorni consecutivi, dalla mattina alla sera, in tribunale a Lodi per avere ragguagli — aggiunge —. Alla fine, mosso a compassione, il procuratore mi si è avvicinato e mi ha detto che purtroppo non aveva nessuna novità positiva per me. Questa vicenda non è stata trattata come avrebbe meritato. Un punto di partenza per le indagini c’era ed era Carolina Akpan, la donna a cui potrebbero essere ricondotti i prelievi con il bancomat effettuati dal 20 luglio in poi. É stata ritracciata, interrogata e poi rilasciata. Così ne abbiamo perso le tracce». La famiglia Piscopo è assistita dall’avvocato Simona Calegari di Sant’Angelo. «Io — conclude Antonietta Silvestro — devo vivere con i 270 euro al mese della mia pensione di invalidità. Non ce la faccio. Sul conto di mio marito ci sono tra i 12 e i 13 mila euro, ma sono bloccati. Al di là di questo comunque noi chiediamo giustizia e verità per mio marito».

tiziano.troianello@ilgiorno.net