A Lodi il record delle piste ciclabili ma anche quello dei morti in bicicletta

Negli ultimi quattro anni il 35% degli incidenti mortali ha coinvolto ciclisti

Una bici coinvolta in un incidente, foto d'archivio

Una bici coinvolta in un incidente, foto d'archivio

Lodi, 20 maggio 2015 - Quaranta, o forse più, chilometri di piste ciclabili su 140 chilometri di viabilità totale. Con questo numero, in rapporto agli abitanti, Lodi domina da tempo le classifiche di Legambiente sulle città più a misura di sellino. Eppure. Eppure capita che il capoluogo più ciclabile della Lombardia sia anche quello più pericoloso per chi inforca la bicicletta. Secondo lo studio effettuato dal Centro monitoraggio regionale sull’incidentalità di ciclisti e pedoni, Lodi vanta il non invidiabile record del rapporto più elevato tra decessi di ciclisti sui decessi totali, il 36 per cento. Alta anche la quota di incidenti che hanno coinvolto le due ruote, sul totale degli incidenti: il 22 per cento negli ultimi quattro anni. Peggio hanno fatto Cremona e Mantova. Nel dettaglio, nel periodo 2010-2013 sono stati 170 gli incidenti con ciclisti, che hanno causato il 15 per cento dei feriti sul totale. Va meglio, ma non troppo, se si allarga lo sguardo in provincia: il 13,56 per cento degli scontri in strada ha avuto tra i protagonisti un ciclista. La maglia nera in questo caso va a Cremona , con il suo 18,5 per cento. L’assessore alla Mobilità di Lodi, Tommaso Premoli, però non ci sta e puntualizza :«Sulla situazione specifica di ogni città bisogna stare attenti a non trarre conclusioni affrettate che colleghino gli incidenti mortali a presunte inadeguatezze della rete ciclabile, perché in realtà ogni episodio ha una sua dinamica particolare».

Volendo fare un ragionamento più ampio sui dati, sembrano evidenti le «affinità tra le situazioni delle città della Bassa Padana, come Lodi, Cremona, Mantova e Pavia, caratterizzate da territori pianeggianti, estensione delle reti di piste ciclabili e alta quota di spostamenti in bicicletta rispetto al totale degli spostamenti stradali, sottolineando inoltre come il rapporto fra numero di morti e numero di spostamenti per le biciclette è sei volte superiore a quello delle auto». C’è comunque margine per un ragionamento migliorativo sulla rete ciclabile: «I dati sono importanti per valutare il fenomeno del rischio stradale per i ciclisti su larga scala e individuare alcuni elementi di interpretazione, per esempio per stabilire se gli episodi più gravi si verifichino in ambito urbano o extraurbano. L’analisi della rete ciclabile e gli interventi per migliorare la tutela dei ciclisti sono sicuramente indispensabili, con la consapevolezza tuttavia che alla base degli incidenti mortali ci sono sempre comportamenti individuali non corretti e talvolta del tutto irresponsabili».

valentina.bertuccio@ilgiorno.net