Migranti, nuovi arrivi "congelati" ma il braccio di ferro continua

I Comuni ribadiscono il «No» alla tendopoli nella fiera di Lodinnova

IMPEGNO Il prefetto di Lodi Antonio Corona alla continua ricerca di soluzioni condivise

IMPEGNO Il prefetto di Lodi Antonio Corona alla continua ricerca di soluzioni condivise

Lodi, 16 giugno 2015 - Situazione di stallo, dal centro di smistamento di Bresso (nel Milanese) fino ai Palazzi del Lodigiano. La questione profughi continua a tenere banco in provincia ma i due schieramenti sul campo, da un lato il prefetto di Lodi Antonio Corona e dall’altra i sindaci, non muovono un passo. Questo in sostanza l’esito dell’incontro «solo interlocutorio», come definito da tutti, nell’ufficio del prefetto, che ha visto riunirsi al tavolo, oltre al padrone di casa e al capo di gabinetto Francesco Ramunni, anche il presidente della Provincia Mauro Soldati e i sindaci di Lodi, Codogno, Sant’Angelo e Lodi Vecchio. La prefettura continua a chiedere ai Comuni di offrire nuovi «posti letto» per i migranti in fuga mentre le istituzioni locali puntano i piedi per «assenza di spazi». Nel frattempo però, almeno per questi ultimi giorni, non sono stati annunciati nuovi arrivi e, dunque, entrambe le forze in gioco restano chiuse in trincea, aspettando il momento di agire. Di nuove ipotesi però sembra non ce ne siano. I grandi, e troppo spesso inutilizzati, spazi di Lodinnova continuano a far fremere la Prefettura, che la vedrebbe come luogo ideale per accogliere queste persone. Sul fronte opposto però ci sono i sindaci, stufi non soltanto di un’emergenza continua che ha ridotto gli spazi all’osso, ma anche di una distribuzione sul territorio tutt’altro che omogenea, con Comuni carichi di immigrati e altri che, invece, non vogliono proprio saperne. Tra i primi anche Lodi città: «Conosciamo bene i problemi e la situazione attuale fuori e dentro i nostri confini – spiegano dal Broletto – ma non possiamo non ribadire il fatto che qui siamo già pieni e non è giusto che siano sempre in pochi a farsi carico dei problemi di molti».

Tutti d’accordo invece sul «No» a Lodinnova: «Il prefetto poi può fare quello che vuole – chiarisce Vincenzo Ceretti, sindaco di Codogno, riferendosi alla possibilità che Antonio Corona decida di requisire l’area “con la forza” – ma creare assembramenti sarebbe un pericolo per tutti, anche e soprattutto di ordine pubblico». L’idea case cantoniere invece, da sempre spinta da Soldati, garantirebbe gruppi sparsi e soprattutto una maggiore distribuzione, ma da questo punto di vista i dubbi li solleva la prefettura, facendo notare come le tempistiche rischierebbero di allungarsi, rendendo di fatto nulla la risposta a un’emergenza che, in quanto tale, necessita di soluzioni immediate.

gabriele.gabbini@ilgiorno.net