Giovedì 25 Aprile 2024

InPianura, mamme e imprenditrici: premiata l'azienda agricola sostenibile tutta in rosa

Villanova, Maria Cristina lavorava negli aeroporti, Alessandra era igienista dentale. Dopo essere diventate mamme si sono reinventate coltivatrici bio. "Siamo pazze, ma siamo in un punto della vita in cui abbiamo ancora cose da fare, che ci appartengono di più" di Laura De Benedetti

Da sinistra, Alessandra Bondanza e Cristina Giudici

Da sinistra, Alessandra Bondanza e Cristina Giudici

Villanova del Sillaro, 3 gennaio 2014 – Reinventarsi un lavoro, a cinquant’anni, dopo aver fatto le mamme, scegliendo, dopo carriere in tutt’altri settori, di tornare a lavorare la terra, puntando sull’etica prima della produttività. È per questa scelta coraggiosa che la Camera di Commercio ha destinato, a fine dicembre, a Maria Cristina Giudici e ad Alessandra Bondanza, dell’azienda agricola «In Pianura» (costituita nel marzo 2014), un premio speciale di start up al femminile.

Investendo una quantità infinita di pazienza («ci sono voluti nove mesi di atti burocratici, certificazioni tramite professionisti e impianti a norma» raccontano) e 10mila euro per l’affitto di 4 pertiche (3 mila metri quadri) e di un locale attrezzato con frigo e cucina, hanno deciso, nel loro piccolo, di «nutrire il pianeta» ma in maniera completamente opposta rispetto ad Expo «evento che è partito ponendo un tema fondamentale ma che ha poi, nei fatti, proceduto con cementificazioni ed opere che sacrificano il territorio».

Giudici e Bondanza, che vivono a Casalmaiocco, ne hanno esperienza diretta, avendo assistito alla devastazione di suolo agricolo portata dalla Teem. Loro, invece, hanno scelto di coltivare biologico, vendendo poi a famiglie tramite gruppi di acquisto, mercatini «in maniera diretta, senza passaggi che creano speculazioni nei prezzi»: «Produciamo le cose come se dovessimo consumarle noi, senza concimi chimici o troppi zuccheri – sottolineano – dalla primavera scorsa abbiamo prodotto 7 o 8 varietà di insalate, 5 di peperoni, poi pomodori, zucchine, carote, melanzane, cipolle, aglio. Abbiamo preparato conserve di sali aromatici, camomilla, marmellate di zucca e, in parte, acquistando la materia prima da un produttore biodinamico, di frutta, riuscendo, sotto le feste, a creare ceste natalizie».

Ora si apprestano a sistemare i «tunnel » con cui proteggono gli ortaggi, appesantiti dalla neve per poi ripiantumare, da febbraio (rispettando le stagioni), aggiungendo anche fagioli, cavolo, spinaci, coste, erbette, prezzemolo, sedano. Ma a colpire è la loro scelta: «Siamo pazze – scherza Bondanza, 47 anni, una figlia di 15, igienista dentale per 12 anni prima di lasciare per fare la mamma – forse avrei potuto tornare al lavoro originario ma un pezzo di vita l’ho già dato, ora avevo voglia di fare qualcosa che mi appartenesse di più».

«La mia esperienza organizzativa negli aereoporti di Linate e Malpensa prima di scegliere uno stile di vita diverso, facendo la mamma e lavorando senza remunerazione come casalinga, mi è tornata utile, oggi, per la start up – sottolinea Giudici, 55 anni, una figlia di 14 – abbiamo ancora due figlie adolescenti ma, seppur con tanto lavoro (d’estate erano nei campi alle 7, ndr), legato al clima, riusciamo a seguirle. Siamo in un punto della vita in cui abbiamo ancora cose da fare, senza negare l’aspetto della necessità. Essendo molto lontane dall’accesso al mondo del lavoro, abbiamo scelto la terra che per noi è un bene primario, da trattare con etica, nell’ottica della biodiversità, per non lasciare spazzatura alle nostre figlie, come nella terra dei fuochi, e per essere loro d’esempio». [email protected]