Il letterato che investe sul pane: "Ho trovato il mio mondo"

Lodi, a un passo dalla laurea molla tutto e sceglie la tradizione

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Lodi, 7 ottobre 2015 - Gli studi universitari, corsi e stage in vari campi, diversi lavori, tutto per poi scoprire, intorno ai 30 anni, la vocazione del panettiere. È la storia di un giovane lodigiano che ora vede questo ‘ritorno alle origini’ come investimento sul proprio futuro. Diego Turati ha frequentato il liceo Maffeo Vegio e poi Lettere Moderne all’università, abbandonando però gli studi a 4 esami dalla laurea: "Mi sono fatto prendere dalla passione per l’enogastronomia dopo aver frequentato un corso per sommelier – spiega –. In quel periodo mi si è offerta l’opportunità di lavorare in un circuito che prevedeva l’organizzazione di incontri di degustazione con i produttori, svolgendo anche attività giornalistica di recensione. Mi vedevo in quel settore come un novello Edoardo Raspelli (noto giornalista tv, ndr); era un lavoro che mi sembrava facile, con mangiate di prodotti tipici seguite da qualche recensione. Invece lì trovavo professionisti affermati che, con 20 anni più di me, ancora si chiedevano dove andare a parare. Ero un po’ stanco della situazione; l’imminenza di Expo e dei miei 30 anni, mi hanno fatto capire che volevo fare qualcosa di più concreto".

Da qui la nascita di una nuova vocazione: "L’esperienza nel vino mi aveva insegnato l’importanza della materia prima – continua Diego – così ho deciso di frequentare il corso di panificatore tenuto da Piergiorgio Giorilli alla Cast Alimenti di Brescia, per poi approdare al panificio di Davide Longoni, uno dei più grandi esperti in Italia di pane fatto con lievito madre".

E qui è sbocciato l’amore: "Faccio il panettiere da giugno, economicamente sono più o meno al livello di prima, ma questo lavoro mi piace e ho delle prospettive – sorride –. In futuro, magari accedendo a fondi sulla trasformazione del prodotto agricolo, vorrei aprire un mio locale, in Italia o altrove: per ora è solo un’idea". Un’attività dura, che richiede levatacce notturne e tanta fatica: "È impegnativo – ammette il giovane –, ma le cose stanno cambiando. Innanzitutto non si alzano più sacchi da 50 chili ma da 25; inoltre inforniamo usando dei telai. Finora l’attività era divisa in due turni: dalle 16 alle 24 e dalle 22 alle 6, ma presto finiremo col panificare solo di giorno: una possibilità data dal pane di pasta madre che produciamo prevalentemente in forme da chilo e che, per sua natura, profuma e dura molto di più".