Scrive una lettera a Renzi: "Io, tradita dalla burocrazia"

La donna di Lodi scrive al Premier per avere giustizia

Matteo Renzi (Lapresse)

Matteo Renzi (Lapresse)

Lodi, 2 settembre 2014 - Alla cortese attenzione del presidente del Consiglio, Matteo Renzi. Mittente: Teresa Berton, pensionata 70enne di Dresano. «Pregiatissimo presidente - si legge nella missiva - mi vedo costretta a scriverle per cercare di trovare una spiegazione allo choc dopo la compilazione del modello 730/2014, la “dichiarazione dei redditi”. Capisco che quello che sto per raccontarle non è frutto del suo Governo, ma comunque le scelte sono state fatte quando a palazzo Chigi sedeva Mario Monti; ritengo quel periodo quanto di più negativo poteva capitarci in termini di imposizioni fiscali e ristrettezze. Mi chiamo Teresa Berton, sono titolare di pensione minima che sino al 2012 era di 2.837 euro annui. Ciò che ha sconvolto la mia famiglia è questo: a gennaio 2013 mi sono vista aumentare la pensione di circa 45 euro al mese, con massima soddisfazione e ammirazione mi sono complimentata con il Governo per essersi concentrato sulle pensioni sociali. Purtroppo la soddisfazione è durata meno di 18 mesi e la reazione è stata al limite dell’esaurimento. Il reddito percepito fino al 2012 mi permetteva di essere a carico di mio marito in quanto l’importo della mia pensione non superava 2.840,51 euro annui (i vecchi 5 milioni di lire) che stabilisce il limite sopra al quale non considerarsi a carico del familiare. Il limite fu adeguato a 5 milioni di vecchie lire dal ministro Lamberto Dini nel lontano 1996. I 5 milioni di lire sono gli attuali 2.840,51 euro. La scelta del Governo, rivelatasi scellerata e vigliacca, è stata di aumentare la pensione di quel tanto che non avrebbe più consentito di ritenersi a carico del familiare: la mia pensione è passata dai 2.837 euro del 2012 a 3.488 euro, con aumento di 648 euro annui. Così mi è stato comunicato che avrei dovuto restituire all’Inps le detrazioni non più spettanti per il coniuge a carico, equivalenti a 690 euro; la pensione di mio marito sarebbe stata abbassata di 57 euro; non avrei più potuto detrarre le spese mediche in quanto, dal 2013, avevo superato la soglia dei 2.840,51 euro annui, detrazione che mi avrebbe consentito di recuperare 260 euro. Le famiglie non hanno bisogno di furberie ragionieristiche che ingannino le persone, ma di regole trasparenti. Era proprio necessario ingannare i poveri pensionati illudendoli di aumentare la pensione di 648 euro sapendo che poi avrebbero tolto alla famiglia 690 euro più detrazioni? La percezione che si ha, che alimenta rabbia e disprezzo, è che ancora una volta si sia voluto incastrare i pensionati per fare cassa col minor sforzo possibile. Credo lei possa porre rimedio. Sono convinta che lei sia d’accordo con me che non è possibile ritenersi non a carico del marito con un compenso di 219 euro al mese. Sono certa che la sua sensibilità sarà superiore a qualsiasi altro giochetto ragionieristico».