Lavoro, a Lodi crescono Pil e occupazione. "Ma non chiamatela ripresa"

Bilanci lievemente positivi per industriali e artigiani

Un cantiere

Un cantiere

Lodi, 4 settembre 2015 - Non chiamatela ripresa. Ma spiraglio, sì, si può. Flebile, fragile, ma pur sempre uno spiraglio. A dirlo sono i bilanci post vacanzieri delle associazioni di categoria del Lodigiano, che fanno i conti con una prima metà di anno «non peggiore del 2014» e con prospettive per la restante parte del 2015 non del tutto negative. Impressioni, certo, ma puntellate da numeri. Come quelli snocciolati dagli industriali, con il direttore di Assolodi, Maurizio Galli: «I dati da gennaio ad agosto sono discordanti e continueranno a esserlo perché il nostro è un territorio puntiforme. Rispetto agli stessi periodi del 2014, da gennaio a giugno il pil lodigiano ha segnato un +3%, a luglio un brusco tonfo -2%. Infine agosto in linea con dodici mesi fa». Tutto bene, dunque? Beh, dipende. «Il settore chimico sta soffrendo. Stabile invece quello alimentare, mentre il meccanico fino a giugno ha fatto bene, salvo poi perdere a luglio». Davanti a quest’altalena «chiudere l’anno con uno 0,4% sarebbe già soddisfacente».

In chiaroscuro anche la fotografia degli artigiani. Da un lato, la demografia delle imprese: «Assistiamo a un rallentamento del saldo negativo – spiega Vittorio Boselli, segretario generale di Confartigianato –. Il numero delle cessazioni sta calando, ma ci sono ancora poche start up». Dipende ovviamente dal settore: la manutenzione delle apparecchiature ha una tendenza favorevole, è stabile la piccola trasformazione alimentare, continua a soffrire l’edilizia, «anche perché gli appalti pubblici sono ridotti a zero per via del Patto di stabilità e dei tagli agli enti», prosegue Boselli. Lievemente positive anche le cifre sull’occupazione: «Dal nostro campione di riferimento emerge che l’effetto degli sgravi fiscali e del Jobs Act si sta facendo sentire, ma nel numero dei contratti a tempo determinato e non quelli a tempo indeterminato, che secondo me aumenteranno a partire dal 2016. Ogni cento assunzioni a tempo indeterminato, senza Jobs Act 18 non sarebbero state fatte e 45 sarebbero state fatte con un altro contratto. Ma attenzione: il mercato lodigiano è domestico, se non sale la domanda interna non ci sarà ripresa». E infatti Mauro Sangalli dell’Unione Artigiani, che questa ripresa non la vede, invoca un piano Marshall per il Lodigiano: «Bisogna mettere in campo le forze migliori per attirare nuovi investitori, medie aziende che portino lavoro. Non è più possibile permettersi di scegliere chi accettare e chi no. Ben venga anche la maxi logistica di Ospedaletto se porta occupazione. E poi non è possibile far aspettare due anni prima di dare risposte a chi vuole fare impresa da noi».

valentina.bertuccio@ilgiorno.net