Folla per l’addio a Laura, l’angioletto di quattro anni vinta da un male incurabile

Codogno, la mamma non ha retto alla vista della bara, a farle forza il figlioletto di soli 7 anni

L’arrivo del feretro in piazza XX Settembre, davanti alla chiesa di San Biagio e della Beata Vergine Immacolata (Gazzola)

L’arrivo del feretro in piazza XX Settembre, davanti alla chiesa di San Biagio e della Beata Vergine Immacolata (Gazzola)

Codogno, 30 agosto 2015 - La piccola bara bianca di Laura, 4 anni, strappata alla vita da un male incurabile, è arrivata alle 15 e 30 dall’abitazione di vicolo Deledda sul sagrato della parrocchia di San Biagio e della Beata Vergine Immacolata e la mamma Maria Cristina non ha retto la vista del piccolo feretro coperto di rose bianche; ha girato il viso scoppiando in lacrime. E’ stato il piccolo Riccardo, il fratellino di sette anni, a stringerla a sè quasi volesse consolarla con le sue forze di piccolo grande uomo. La piccola Laura ieri pomeriggio stata salutata dalla comunità codognese che ha riempito la chiesa: tanti hanno voluto tributare l’ultimo saluto alla piccola che non ce l’ha fatta a vincere contro un tumore.

Davanti al feretro, c’erano anche il padre Gianmichele, la gemellina di Laura, Vera e il fratello più grande, Filippo di dieci anni, i cui compagni di squadra della società di calcio Fulgor erano presenti con la divisa della società (ieri la presentazione della squadra è stata rinviata per lutto). «Noi tutti speravamo in un miracolo, ma ora siamo qui delusi e scoraggiati – ha detto con parole forti il parroco Don Diego Furiosi durante l’omelia, affiancato dal parroco di Zorlesco, Don Nunzio Rosi e da quello della parrocchia Santa Francesca Cabrini di Codogno, Don Giorgio Croce – volevamo strappare Laura dalle tue mani, ma tu l’hai voluta trattenere. Il tuo amore è stato più forte delle nostre lacrime, delle nostre suppliche e della nostra volontà. La comunità te l’aveva consegnata con la speranza perchè potesse ridere, correre, giocare con suoi compagni. Speravamo che la malattia e la morte fossero vinte. Ed invece no. Ma chi conosce Dio i tuoi pensieri?». Poi il parroco ha ricordato che «lo strappo, la ferita non guariranno mai, ma da questo potranno scaturire gesti di consolazione per altre persone». Poi l’ultimo passaggio commovente. «Donaci la fede di Laura in modo da poter continuare a sperare. Tu che hai detto di aver fatto conoscere ai piccoli i tuoi disegni, sappi che Laura si è affidata e fidata di te. Ora tu l’hai introdotta nel tuo giardino».

Poi, al termine della cerimonia funebre, il corteo si è ricomposto verso il cimitero cittadino per la tumulazione del feretro.

mario.borra@ilgiorno.net