Tentativo di fuga dal carcere di Lodi, sotto accusa la palazzina della biblioteca

È stato operato ieri, all’ospedale Maggiore, il detenuto serbo di 32 anni che aveva cercato di evadere nel tardo pomeriggio di lunedì dal carcere di Lodi e, dopo un balzo di oltre 4 metri, si era fratturato le gambe. L’uomo resta ancora ricoverato ed è piantonato dai carabinieri di Tiziano Troianello

L’ingresso della casa circondariale di Lodi (Cavalleri)

L’ingresso della casa circondariale di Lodi (Cavalleri)

Lodi, 18 settembre 2014 - È stato operato ieri, all’ospedale Maggiore, il detenuto serbo di 32 anni che aveva cercato di evadere nel tardo pomeriggio di lunedì dal carcere di Lodi e, dopo un balzo di oltre 4 metri, si era fratturato le gambe. L’uomo resta ancora ricoverato ed è piantonato dai carabinieri. Il prigioniero (con alle spalle diversi reati tra cui, ultima, una rapina), con una lima, aveva segato le sbarre di una finestra della palazzina dedicata alle cosiddette “attività trattamentali” (dove sono ospitate fonoteca, biblioteca e viene redatto un giornalino), aveva raggiunto il tetto della palazzina e si era lanciato disperatamente sul muro di cinta, schiantandosi però sul camminatoio delle guardie. Lì è stato raggiunto dagli agenti. Dopo la presa di posizione del sindacato Sappe (che ha messo sotto accusa il sistema di vigilanza dinamica disposto dal dipartimento di amministrazione penitenziaria centrale di Roma per il quale i detenuti devono stare fuori dalle celle tra 8 e le 12 ore al giorno), ieri si sono registrare altre prese di posizione.

«L’episodio è grave e rappresenta un campanello d’allarme — dichiara la direttrice Stefania D’Agostino —. Questa persona non era indicata tra le più pericolose, aveva una condanna fino al 2019. Ma la vicenda ci ricorda una volta di più che tentativi di evasione possono essere messi in atto da chiunque». «La vigilanza dinamica? Non voglio dire niente su questo sistema — aggiunge —. Ricordo comunque che queste cose succedevano anche in passato quando non c’era la vigilanza dinamica». Ancora più dura la presa di posizione del sindacato Ugl Polizia penitenziaria. «Il detenuto ha approfittato del turno serale in cui lavorano meno agenti e del fatto che in quel momento alcuni di loro stavano consumando il pasto — considera il segretario regionale Enzo Tinnirello —. La palazzina delle attività trattamentali è inadeguata. Lo diciamo da tempo. Alle finestre sono state messe barre di ferro dolce e non quelle anti-seghetto. Inoltre le telecamere e gli altri sistemi di sicurezza non sono collegati alla centrale operativa, sono indipendenti».

«Questo edificio — aggiunge — era stato inaugurato nel 2001 quando era direttore Luigi Morsello e alla presenza dell’allora ministro alla Giustizia Roberto Castelli. Inizialmente era stata pensata per avere un agente per piano, ma con la diminuzione del personale e la successiva direzione di Stefania Mussio che aveva spostato i poliziotti dalla palazzina ad altri reparti, è diventata difficile da controllare. La nuova direttrice, arrivata da troppo poco, ha già agito tempestivamente lasciando accessibile la palazzina solo in minima parte. Auspichiamo siano sostituite le sbarre e, come chiediamo dal 2009, si ponga rimedio alla carenza di personale.

tiziano.troianello@ilgiorno.net