I voucher volano a 550.000 euro, la Cgil: "Nascondono sfruttamenti"

Lodi, nel 2015 ne erano stati attivati per 80mila euro in meno

Da sinistra, Francesca Dibella, Franco Stasi, Ivan Cattaneo e Guido Scarpino

Da sinistra, Francesca Dibella, Franco Stasi, Ivan Cattaneo e Guido Scarpino

Lodi, 10 febbraio 2017 - L'obiettivo è «disinnescare» i voucher. La Cgil di Lodi, domani dalle 9 alle 13, allestirà un banchetto informativo in piazza della Vittoria per iniziare la nuova fase che porterà al referendum abrogativo del Jobs Act. In provincia di Lodi sono state raccolte oltre 9mila firme certificate per rimettere in discussione la legge sul lavoro voluta dal Governo Renzi. Su questa base il sindacato cercherà di coinvolgere cittadini, politici e associazioni. Due le questioni che verranno affrontate: la prima riguarda l’utilizzo dei voucher e l’altra la gestione degli appalti pubblici. Sul meccanismo dei ‘buoni lavoro’, il sindacato è pronto a dare battaglia. Perché questa particolare modalità di prestazione lavorativa, che dovrebbe essere utilizzata per contratti di lavoro saltuario, ha registrato un boom anche nel Lodigiano. Ogni voucher, che ha un valore di 10 euro lordi all’ora (7,50 euro netti), viene acquistato in tabaccheria dal datore di lavoro, mentre il lavoratore può cambiare i ticket in soldi all’ufficio postale.

Nel 2015, in provincia di Lodi, con questo nuovo strumento si era stato registrato un giro d’affari di 470mila euro, mentre lo scorso anno è lievitato a 550mila euro. Di questi 12mila euro sono stati utilizzati per pagare prestazioni nel settore domestico e solo 3mila euro per incarichi nel settore agricolo. «Sono passati 13 giorni dalla pubblicazione della sentenza della Consulta e il Governo non ha ancora deciso la data dei referendum – ricorda il segretario generale della Cgil di Lodi, Franco Stasi –. Bisogna restituire dignità e diritti al lavoro. Per questo occorre eliminare i voucher, con i quali si favorisce il precariato e lo sfruttamento e cambiare le norme sugli appalti impedendo che vi siano differenze di trattamento tra chi lavora alle dipendenze del committente e chi in una delle aziende appaltatrici. I ‘buoni lavoro’ devono tornare alla loro natura originaria, per i lavoretti. Si tratta, inoltre, di un meccanismo che è utilizzato anche nella Pubblica amministrazione, nei settori pubblici, per pagare gli straordinari dei dipendenti che sono costretti a convivere col blocco delle assunzioni».

Nel mirino del sindacato confederale anche la questione legata agli appalti. «Siamo convinti che sia necessario ripristinare il principio di responsabilità solidale tra il committente e il subappaltatore – spiega il componente della segreteria della Camere del lavoro, Guido Scarpino –. Con le norme introdotte nella riforma del lavoro, ultima quella della Fornero, i dipendenti non hanno più tutele. Infatti, la legge costringe i lavoratori che vogliono agire in giudizio a chiamare in causa sia il proprio datore di lavoro sia il committente. Un principio che secondo la Cgil dovrà essere abrogato».