Lavoro, l’alimentare è il traino di una crescita ancora lenta

Il settore lattiero-caseario rappresenta un vero e proprio fiore all’occhiello dell’economia lodigiana e assorbe il 3,7% degli occupati in provincia

Un'eccellenza lattiero-casearia del territorio

Un'eccellenza lattiero-casearia del territorio

Lodi, 17 maggio 2017 - In Lombardia il peso economico del Lodigiano conta soprattutto per il settore alimentare, la maggior parte delle imprese sono artigiane ma quelle attive, in generale, stanno calando. Bassa invece la percentuale di infortuni. Migliora il livello dell’occupazione ma non basta. E’ quanto emerge da uno studio di Assolombarda Confindustria Milano Monza e Brianza, Cgil, Cisl e Uil. I dati riguardano la città metropolitana di Milano e delle province di Monza Brianza e Lodi dove sono attive 380mila imprese (circa la metà delle 800mila lombarde e poco meno del 10% del totale di 4,4 milioni di imprese italiane), che occupano 2,1 milioni di addetti (il 56% dei 3,75 milioni che lavorano in Lombardia e oltre il 13% dei 16,5 milioni di addetti italiani). Il Lodigiano si caratterizza per realtà poco strutturate, artigiane o prive di dipendenti, che rappresentano il 75% del totale ma assorbono solo il 30% della forza lavoro. La provincia vanta una specializzazione nell’alimentare. In particolare la produzione lattiero-casearia è un’importante componente dell’economia: per imprese si raggiunge l’1,4% (rispetto all’1,2% nazionale) con il 3,7% dei dipendenti e in termini di addetti il 3,7% (contro il 2,4%).

Ecco perché il capoluogo ospita il Parco Tecnologico Padano, uno dei centri di ricerca più qualificati a livello europeo nel campo delle biotecnologie agroalimentari. Per quanto riguarda il manifatturiero le imprese di Lodi nell’area Metropolitana pesano del 10,9% e gli addetti del 29,2%. Nel 2015 gli infortuni a Lodi sono stati 1.985, lo 0,4% del resto d’Italia. Il totale delle imprese è 13.775. Gli addetti dipendenti nelle imprese a Lodi sono 44 047. Le imprese italiane registrate nel 2016 risultano essere oltre 6 milioni; tra queste, quelle attive poco più di 5 milioni. Le nuove iscrizioni nel 2016 sono state 363mila, a fronte di 322mila cancellazioni alle quasi bisogna aggiungere 27mila cancellazioni d’ufficio che riducono il saldo positivo da 39mila a 14mila. Il numero di attive, alla fine, è rimasto sostanzialmente invariato (il loro numero cresciuto di 1.613 unità). Gran parte dell’incremento (1.334 unità) si è realizzato in Lombardia. Lodi si conferma in controtendenza vedendo ridursi lo stock di imprese attive di altre 190 unità (-1,3%). Il tasso di occupazione lombardo nel 2016 è salito dal 65,1% al 66,2%, avvicinandosi come mai negli ultimi anni al picco del 66,9% del 2008. Mentre Lodi si porta al 67,0% (il miglior risultato dal 2009, ma ancora al di sotto del 69,6% del 2008, prima della crisi).