Lodi, 16 luglio 2011 - Ora è ufficiale. È stato varato il nuovo modello del Banco Popolare sulla base di due direttrici: incorporazione nel Banco con quartier generale a Verona delle Popolari di Lodi, Verona, Novara e della Cassa di Risparmio di Lucca Pisa Livorno, e passaggio dal sistema di governance “duale” al Consiglio di amministrazione tradizionale. «Per un impatto positivo sull’utile stimato in oltre 90 milioni annui a regime», fanno sapere i vertici. Il consiglio di sorveglianza e quello di gestione si sono riuniti ieri pomeriggio in via straordinaria per deliberare un piano di fusioni.

«Il gruppo va verso una semplificazione della struttura che porterà con sé importanti riduzioni dei costi grazie all’eliminazione di 4 Consigli di amministrazione e 4 strutture di direzione generale», fanno sapere i piani alti. In tutto, 70 poltrone in meno. Senza contare i 60-70 milioni di euro all’anno derivanti dall’eliminazione dell’Iva in fragruppo.

I sindacati chiedono però a gran voce che il sito lodigiano, quell’astronave futuristica disegnata dall’archistar Renzo Piano in via Polenghi Lombardo, sia preservato. Cioè, che non si perdano posti di lavoro. Perché fra le tanti voci che circolano ora, prima dell’incontro fissato il 19 luglio fra vertici e sindacati, la prevalente è che i vertici non si accontenteranno dei poco più di mille esuberi annunciati settimane fa. E che la sforbiciata al personale - fra prepensionamenti e scivoli - potrebbe toccare quota 2mila unità. Debora Russo, sindacalista Fabi, spiega: «Noi non possiamo entrare nel merito delle strategie aziendali. A tutti sarebbe piaciuto restare da soli, ma dobbiamo essere concreti: Lodi non poteva stare in piedi da sola. Per anni i sindacati hanno sostenuto che il Consiglio di amministrazione aveva un costo alto, come il numero di poltrone. Non possiamo non dire che siamo d’accordo».

La priorità, ripete Russo, è salvare i posti di lavoro. Alberto Mainardi (Fiba) aggiunge: «Bpl e la perdita di autonomia? È una Spa, e le decisioni che devono essere prese come Banco, per noi non è una questione di governance ma di tutela dei posti di lavoro». E Massimo Lanotte (Uilca) chiarisce il concetto: «Stiamo un po’ anche noi aspettando le indicazioni che possono giungere dal Consiglio, è ovvio che siamo attenti alle possibili ricadute sul fronte del Lodigiano. Dai documenti che abbiamo non si parla di 3mila esuberi». E il sindacalista Claudio Manara (Fisac Cgil) analizza: «La nostra peroccupazione non è la tutela dei posti in Consiglio di amministrazione. In Bpl city siamo 840 dipendenti, meno di 4 anni fa ma sempre un numero significativo. Faremo il possibile per salvare ogni singolo posto. Lodi ha già dato negli scorsi anni...».

Il sindaco di Lodi, Lorenzo Guerini, ribadisce «i criteri essenziali che le istituzioni lodigiane ritengono debbano essere rigorosamente rispettati. Anzitutto la territorialità, vale a dire la capacità della banca di dimostrarsi vicina alla realtà locale, con un sostegno costante a imprese e famiglie; quindi, il rispetto all’interno del gruppo della pari dignità di tutti i territori in cui hanno avuto origine e trovano radicamento gli istituti di credito che hanno dato vita all’aggregazione; inoltre, il ruolo di protagonismo e la valorizzazione delle prerogative dei soci nella definizione degli indirizzi strategici della banca; infine il ruolo e le risorse (che si auspicano stabili nel tempo) assegnate alla Fondazione Bpl, a sostegno dei progetti di sviluppo socioeconomico del Lodigiano».

E poi, chiede il sindaco, «assoluta priorità alla garanzia del mantenimento degli attuali livelli occupazionali in particolare per la Banca Popolare di Lodi, con il mantenimento e sviluppo di importanti funzioni direttive nel centro Bpl City di Lodi. Questo è un fattore fondamentale, al di là di qualsiasi modello di governance gli organismi societari del gruppo decideranno di adottare, esercitando le loro piene e autonome prerogative». Modesto Volpe, presidente dell’Associazione nazionale Piccoli azionisti, difende a spada tratta l’a.d. veronese Pier Francesco Saviotti, che ha confermato «un piano industriale fatto con la collaborazione e l’accordo di tutti. Alla Bpl resterà il logo ma non ci saranno più le duplicazioni, il direttore crescerà di importanza, diventerà l’imperatore del territorio - come ha detto Saviotti - ma con tutti controlli del caso. C’erano troppe duplicazioni, con sportelli della Novara, della Verona e della Lodi nella stessa area». I Consigli di verona rimarranno, sono in discussione i posti delle controllate. Di qui nascono le polemiche. Alcune poltrone verranno negoziate. Si parla già di fare comitati terrirtorioali, ma mi auguro non siano troppo corposi perché ostacolerebbero la governance: noi la vogliamo snella ma rappresentativa».