Ebola, controlli a Malpensa: "Venivo dal Congo, nessuno mi ha bloccato"

Ci saranno pure i muri, il filo spinato, gli allarmi e il "canale sanitario". Ma niente di tutto ciò è servito, giovedì a Malpensa, per accogliere Luca Confortini, infermiere professionale di Codogno (Lodi), atterrato dritto dritto dal Congo di Mario Borra

L’infermiere  Luca Confortini  con un piccolo paziente

L’infermiere Luca Confortini con un piccolo paziente

Codogno (Lodi), 12 ottobre 2014 - Ci saranno pure i muri, il filo spinato, gli allarmi e il "canale sanitario". Ma niente di tutto ciò è servito, giovedì a Malpensa, per accogliere Luca Confortini, infermiere professionale di Codogno (Lodi), atterrato dritto dritto dal Congo. Non che ci fosse bisogno, perché l'uomo non è entrato in contatto con il virus. Ma fa un certo effetto pensare che invece poche ore prima era stato respinto all'aeroporto di Nairobi, dove aveva fatto scalo per proseguire poi in Sud Sudan, dove si trova sua moglie. La storia la racconta lui, che otto anni fa ha scelto di lasciare gli agi della provincia per regalarsi agli altri. E' andato nel cuore dell’Africa dove si soffre. E dove adesso Ebola è vicina. Molto vicina.

Ha scelto di lavorare con Emergency in varie parti del mondo (l’anno scorso ha lavorato per Mohammed Adén Sheik Teaching Hospital onlus di Torino ad Hargeisa in Somaliland) e ora opera con un’altra organizzazione internazionale, la International Sos. È appena tornato dalla Repubblica Democratica del Congo, una delle nazioni a rischio dove il virus che fa così paura si è sviluppato, ma fortunatamente (per ora) è rimasto circoscritto. «Lavoro in un centro ospedaliero di Nseke, nella regione del Katanga. Non sono venuto a contatto con Ebola, ma l’organizzazione per cui lavoro manda medici e infermieri in varie zone a seconda delle esigenze richieste da altre istituzioni, come per esempio Medici senza frontiere. Poi, come volontario opero nel Sud Sudan con il Cuamm insieme a mia moglie».

Una bellissima scelta di vita di un ragazzo che ha lasciato la provincia per coniugare la propria attività con l’amore e la dedizione per gli altri. Soprattutto per i bambini. «In Sud Sudan ne ho vaccinati 4mila in venti giorni», ancora Confortini. Ma per Luca, chissà, la scelta è forse stata più facile, come se l’avesse nel Dna l’amore per questa terra visto che suo zio, Fra Romano Confortini, missionario cappuccino recentemente scomparso, ha speso una vita per l’Africa. Ma ora l’Ebola ha fermato momentaneamente Luca: avrebbe voluto raggiungere la moglie in Sud Sudan, ma al confine, provenendo lui dal Congo, è stato di fatto respinto. «A Nairobi mi hanno misurato la temperatura corporea e fatto compilare una scheda, ma non mi hanno accettato: “Lei arriva da una zona epidemica”, mi hanno detto. Dovrei stare fuori per 21 giorni. Quindi sono tornato in Italia dove rimarrò una quarantina di giorni. Mia moglie è là. Sono atterrato all’aereoporto di Malpensa, ma pur arrivando dal Congo non mi hanno controllato».

mario.borra@ilgiorno.net