Bocciato il risarcimento milionario per il "no" alla discarica di Senna

Il Tar respinge la richiesta danni che Cre ha avanzato alla Regione di VALENTINA BERTUCCIO D'ANGELO

Una delle proteste contro la discarica

Una delle proteste contro la discarica

Senna Lodigiana (Lodi), 24 maggio 2016 - La discarica progettata e mai realizzata a Senna Lodigiana era maxi nelle dimensioni, lo è anche nella richiesta di risarcimento avanzata da Cre verso Regione Lombardia. Oltre 121 milioni di euro che la società ha chiesto al Pirellone per i danni subìti dall’illegittimità del provvedimento del 13 ottobre 2008 con cui si negava il rilascio dell’autorizzazione integrata ambientale richiesta il 10 luglio 2007. Un super risarcimento a cui, però, il Tar ha detto «no» con una sentenza del 2 marzo, depositata ieri.

La storia della discarica che Cre avrebbe voluto realizzare in una cava in località Bellaguarda è stata lunga e travagliata. Il progetto iniziale prevedeva, a pochi metri dal ‘transitum Padi’ della via Francigena, tre vasche con una capienza di 2,7 milioni di metri cubi dove sarebbero finiti rifiuti inerti, rifiuti inorganici e rifiuti organici. Una super discarica a 500 metri dall’argine maestro del Po. La Regione aveva negato l’autorizzazione nel 2008 e ancora nel 2009, poi il Comune di Senna, all’inizio del 2009 aveva esteso la fascia di tutela contigua al Po fino a comprendere l’area dove era previsto l’impianto. Sul finire del 2009 sempre la Regione aveva dichiarato il notevole interesse pubblico e ambientale dell’area. Contro questi e altri atti, Cre aveva presentato ricorsi. A ottobre del 2010 il Tar aveva accolto solo in parte le richieste di Cre, annullando la decisione regionale del 2008 e la deliberazione di Senna. Nel 2013 il Consiglio di Stato aveva a sua volta ‘riabilitato’ solo quest’ultimo atto. Da qui la richiesta di risarcimento danni. Che però per il Tar non è dovuto: per ottenerlo non basta "dimostrare l’illegittimo esercizio del potere, occorre anche provare che se il potere fosse stato legittimamente esercitato il privato avrebbe conseguito (...) il bene della vita agognato". Non è dimostrato che l’autorizzazione della Regione avrebbe poi portato alla realizzazione della discarica, perché gli altri atti contrari erano stati ritenuti legittimi.