Omicidio D'Amico: "Uccise mamma: deve pagare"

Lodi, nella prima udienza per il delitto d'Amico, Moussad Hassane ha chiesto il rito abbreviato. In aula c'era anche il figlio della vittima di CARLO D'ELIA

Rocco Mazza

Rocco Mazza

Lodi, 29 aprile 2016 - Ha chiesto di essere processato con rito abbreviato, Moussad Hassane, 38 anni, egiziano, accusato di aver ucciso il 16 maggio 2015 a coltellate la sua ex compagna Antonia (da molti conosciuta come Antonella) D’Amico, 54 anni, nel suo appartamento in corso Mazzini al civico 76, appena 24 ore dopo essere stato rilasciato dal Cie di Bari, dove era in custodia da qualche settimana in attesa di espulsione, in seguito alla denuncia per maltrattamenti presentata dalla stessa donna. Ieri mattina davanti al gup Alessandra Del Corvo si è tenuta la prima udienza. L’imputato, difeso d’ufficio dall’avvocato Monica Fiorentini, nel carcere della Cagnola da giugno, continua a dichiararsi innocente, spiegando di non ricordare bene la serata dell’omicidio perché sotto effetto di alcol e stupefacenti. Presenti in aula anche i due figli della vittima, Rocco e Luigi Mazza, di 32 e 34 anni, che si sono costituiti parte civile, accompagnati dagli avvocati Francesca Lucci e Flavio Volontà. Furono i primi a scoprire il cadavere della madre poche ore dopo l’atroce delitto. Il corpo della donna nudo, riverso sul letto in una pozza di sangue. Le macchie di sangue ovunque nell’appartamento. Sui muri, sulle porte, per terra. Segni indelebili, nella mente dei figli, frutto di una violenza inaudita.

"Non sono riuscito a togliere gli occhi di dosso da quell’uomo – spiega Rocco –. Per la prima volta sono riuscito a vederlo in faccia. Sto provando una grande rabbia. Anche mio fratello sta soffrendo tanto. Mia madre ha provato a reagire alle violenze. Ha sofferto tanto. Adesso chiediamo solo una condanna esemplare". Prove schiaccianti, quelle a disposizione della Procura di Lodi, rappresentata dai pm Nicola De Caria ed Emma Vittorio, nei confronti dell’imputato, irregolare e senza fissa dimora, da sempre unico indiziato per il femminicidio di Antonia. Dalla ricostruzione degli inquirenti, Hassane quel giorno era arrivato alla stazione di Lodi attorno alle 21, con un treno proveniente da Bari, e si era recato subito a casa della donna. Lì era nata una furiosa lite culminata con percosse e l’aggressione con un coltello da cucina, terminata dopo diversi minuti con la morte della vittima. L’egiziano, dopo il delitto, avrebbe dormito nell’abitazione, prima di riprendere attorno alle 20 di domenica un treno da Lodi diretto a Roma. Grazie alla tempestività delle indagini dei carabinieri col supporto della Questura e dell’ex procuratore capo Vincenzo Russo, era stato bloccato attorno alle 13 di lunedì all’aeroporto di Fiumicino, dove aveva già acquistato un biglietto per l’Egitto. Subito trasferito al carcere di Civitavecchia, l’uomo era stato poi trasferito nella casa circondariale di Lodi. La sentenza di primo grado è attesa il 26 maggio.