Vincoli sugli affitti: protesta un proprietario

Lodi, il caso sollevato da Silvano Santi, che invita altri proprietari di immobili ad allearsi

Silvano Santi

Silvano Santi

Lodi, 21 febbraio 2017 - "Lancio un appello rivolto ad altri proprietari di beni immobili nel centro storico perché si uniscano a me nel chiedere che venga rimosso il vincolo che fa, sulla carta, del cuore della città, un ‘centro commerciale naturale’ ma che, a tutti gli effetti, limita le occasioni di affitto, incide sulla libertà di disporre dei propri beni così come sulle opportunità di creare lavoro, ma impedisce anche, all’ente, di assicurarsi oneri e tasse legate all’insediamento di nuove attività". Silvano Santi chiama a raccolta non solo esercenti ma anche persone che dispongono di locali situati ai piani superiori degli edifici del centro: l’obiettivo è predisporre un documento comune da presentare, dopo le elezioni di primavera, al futuro consiglio affinché venga rimosso il vincolo, posto nel 2011, con il Piano delle Regole che classifica (articolo 11) anche i tipi di attività esistenti a quella data secondo ‘gruppi funzionali’ e vieta (articolo 28) "al fine di conservare e valorizzare le caratteristiche di centro commerciale naturale del centro storico" il cambio di destinazione: "In pratica vengono posti vincoli sia ai negozi che alle attività ai piani superiori dei palazzi – spiega Santi, consulente in campo assicurativo, che invita gli interessati a scrivergli alla mail silvano.santi@raec.eu –. Il mio negozio in via Battaggio (non vincolata) ma con una vetrina su corso Archinti (vincolata), all’epoca vendeva fiori, poi c’è stata un’agenzia viaggi".

E aggiunge: "Ora mi è stato negato di affittare, a circa 15mila euro l’anno con un contratto di 6+6 anni, a un dentista perché risulta nel terziario e non nel commercio o artigianato. In realtà le richieste non mancano, specie da parte di cinesi o kebab, oltre che di finanziarie. Ma il vincolo è assurdo in strade come corso Archinti o via Solferino, dove non c’è nessun ‘centro commerciale naturale’ da difendere, perché non siamo a Nizza o Barcellona e i pochi negozi, come il mio o la macelleria, sono stati chiusi e i bar languono. Ponendo il vincolo il Comune avrebbe dovuto anche favorire l’arrivo di attività commerciali e artigianali, con incentivi, parcheggi, non creare uno squilibrio nella concorrenza di chi già subisce rispetto alla grossa distribuzione".