Maxi truffa dei bancali, capannone sequestrato da mesi: "Per noi solo danni"

Strana storia quella di Ernesto Siboni, pensionato di 74 anni, che vive a Lodi Vecchio insieme alla moglie Anna Maria Negri di 75, finiti sul lastrico

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Lodi Vecchio, 27 agosto 2016 - «Volevamo una vita tranquilla e adesso, invece, siamo nella burrasca». Strana storia quella di Ernesto Siboni, pensionato di 74 anni, che vive a Lodi Vecchio insieme alla moglie Anna Maria Negri, casalinga di 75 anni. In due non arrivano a 700 euro al mese di pensione. La casa dove abitano, nella zona industriale di Lodi Vecchio, è di proprietà, «comprata dopo anni di fatica», dice la signora Anna Maria. Di fianco all’abitazione, l’ex laboratorio dove Siboni ha lavorato per anni come artigiano e che dal 2013 è stato dato in affitto a una società che si occupa di produzione di bancali in legno. «Con la pensione così bassa, quei 700 euro sono fondamentali per andare avanti», spiegano i coniugi. I guai per la famiglia Siboni sono iniziati però quando il loro magazzino è stato sequestrato dalla Guardia di finanza all’alba del primo marzo. All’interno del capannone di 600 metri quadrati la Procura di Lodi scopre che c’è il cuore del commercio abusivo di pallet, gli imballaggi in legno utilizzati in tutto il mondo per il trasporto delle merci. Centinaia di migliaia di pezzi sequestrati, due aree industriali e sette aziende perquisite, altre 23 società fittizie per l’emissione di fatture false, trenta persone denunciate, un giro d’affari da almeno dieci milioni di euro l’anno. E problemi a non finire per la famiglia Siboni. «Siamo stati danneggiati anche noi da questa vicenda – spiega Ernesto Siboni –. Il capannone è bloccato da sei mesi e non possiamo affittarlo o venderlo a nessuno. Si tratta di un danno che si aggira intorno ai 4.200 euro, contando che un affitto mensile è di 700 euro. Inoltre ci sono anche le tasse da pagare su questo immovile. Per noi che non riceviamo pensioni elevate è un grosso problema».

Nella struttura sono ancora oggi presenti più di 1350 pezzi di bancali, corpi di reato, che la Procura di Lodi ha messo sotto sequestro e che serviranno nel processo che si aprirà in autunno a carico delle persone coinvolte. Siboni ha chiesto più volte che i pezzi di legno venissero spostati, ma dall’autorità giudiziaria hanno sempre ribadito che bisognerà aspettare di trovare un posto idoneo. «Ringrazio la Procura che si è interessata della vicenda – dice Siboni –. Da loro ho sempre ricevuto risposte. Ma adesso il tempo stringe. Bisogna liberare il prima possibile il mio magazzino. Sono sei mesi che per noi questo spazio è diventata una spesa in più. Ironia della sorte, la struttura stavo per venderla pochi giorni prima che arrivassero le Fiamme gialle a porre i sigilli e a chiudere il magazzino». Ieri, poi, è arrivata la telefonata dalla Procura: la promessa è di liberare entro due settimane il capannone da tutti i bancali sequestrati.